Archive | Storia

LA CULTURA SOPRAVVIVE FUORI DAGLI ISTITUTI IN PENITENTE SOLITUDINE!

LA CULTURA SOPRAVVIVE FUORI DAGLI ISTITUTI IN PENITENTE SOLITUDINE!

Posted on 13 febbraio 2023 by admin

Giotto-cappella-degli-scrovegniNapoli  (di Atanasio Arch. Pizzi Basile) – Dopo secoli vissuti entro i paralleli di accoglienza, senza mai palesare di essere d’Arbaria  stato sovrano, gli Arbër o Ghjèghj, vivono con orgoglio il ruolo di cittadini Italiani.

A tal proposito, come la geografia e la politica insegna, essi popolando oltre cento Katundë  delineano la Regione storica diffusa degli Arbër, vero e proprio insieme diffuso e identificativo sociale, linguistico e cose materiali ed immateriali in cultura, ovvero, la minoranza più solida e duratura del mediterraneo, dalla terminazione del medioevo.

L’evidenza di fatti e delle cose, presenta uno scenario secondo cui, l’universo culturale, delle Minoranze storiche di Calabria, Puglia Basilicata, Abruzzo Molise Campania e Sicilia, seguono logiche del vivere in rispetto della terra parallela ospitante, esprimendo così la propria radice, promossa, sia dal governo delle donne e degli uomini, in derivati storici, che promuovono e allevando le generazioni, negli ambiti di Gjitonia.

Tuttavia al giorno d’oggi la globalizzazione e i processi di cultura miscelati, esalta figure di questa “Arbaria”, in attività fuori e dentro il luogo dei cinque sensi, ignorando confini, generalizzando ogni cosa, aggiungendo pene alle  figure genuine, oltremodo,  isolandole secondo direttive, emanate a impronta di quanto disposto il 10 ottobre del 1986.

Pochi conoscono le realtà parallele, che vivono saggi o eccellenze della regione storica diffusa degli Arbër, in quanto, le perimetrazioni dei gruppi familiari allargati, in forma di fratrie, sommate a quelle compassate, restringono gli spazi per la cultura a quanti saggiamente dentro le proprie, case allevano sapere puro, lasciando spazi di libertà a  quanti/e, si adoperano per allevare orecchie d’asino, ai Gjitonj/e, in prove canore di ragli, muggiti, belati e attività, poste al bando di corte dai tempi di Platone.

Correva l’anno 1871 e la Germania che si unificava, voleva riconoscersi in una lingua unitaria, non sapendo come fare, si affidò alla saggezza dei fratelli Grimm.

Questi, due esperti e ricercatori di storia fatti e favole, non dovettero fare sforzi immani e ne si adoperarono a predisporre grammatiche o componimenti di assurde, con inutili parlate locali, ma data la loro esperienza in tale settori, unificarono la lingua Germanica, partendo e avendo come solido, unico, indivisibile e incontrastato riferimento, le cose e gli organi che componevano il corpo umano.

Nessuno sforzo, nessuna favola nessuna, leggenda, o eroico avvenimento di saggi dovettero allestire, per unire il popolo di questo vasto territorio, nelle braccia ben accoglienti del corpo umano e i luoghi, le cose ambientali di cui si nutriva l’uomo geniale, per germogliare simili.

Ad oggi si parla, si esalta, si discute, in rigoroso affanno, per unire la regione storica, sotto un idioma unico e indivisibile; cosa può esserci di cosi semplice e unitario per addivenire a questa soluzione………….. semplice; il corpo umano e non le favole, di cui si occupavano i fratelli Grimm per dilettarsi quando non dovevano fare cose solide, durature e serie.

Di contro dal 23 febbraio1985 e poi via via come cerchi concentrici, hanno raggiunto ogni dove, si producono, regimi in dissenso, escludendo chi promuove nuovi stati di fatto, non in linea con i poteri dei compassi, che fanno musei, immaginandolo il mercato di Zofferano.

Per questo utilizzano barriere per non fare cultura e chiudono gli spazi dell’apparire a quanti fanno innovazione e non riciclo di cose e concetti vetusti, relegando chi tiene fede al diciotto di gennaio, per la promessa data in terra madre: (Besa).

Sono questi valorose figure ad essere condannati e perseguiti secondo dure e continuate umiliazioni, escludendoli dalle cose pubbliche, relegandoli nell’illuminata solitudine, sin anche dalle istituzioni amministrative di ogni ordine e grado, le stesse che  dovrebbero promuovono attività di ricerca e valorizzazione, specie se già pronte nelle menti e nei cuori di queste solide figure di libero pensiero, preferendo promuovere,  il diciotto di agosto l’elogiare  il Brusca locale e non ricordare il nobile giudice di chiesa in pena.

La condanna emanata dai neri, mira esclusivamente a penalizzare le eccellenze buone e sapienti, in altre parole, gli eroi che offrono il proprio impegno, per la tutela di radice identitaria con senso, garbo; il fiorire di radice storica.

La condanna inizia con un ergastolo definitivo senza in difesa, come avveniva per i liberi pensatori del ‘99, cui nel breve tempo si mirava prima alla morte fisica, per eliminare la mente, oggi non più possibile, anche se il fine perseguiva il non diffondere le cose immateriali e il materiale di scritti;  regimi totalitari, che usava eliminare il nuovo pensiero facendo ardere scritti; condanna, applicata in ogni dove, grazie all’opera di faccendieri culturali senza scrupoli, pronti a sterminare ogni sussulto ritenuto alieno del non sapere o germoglio di albero, per la libertà di pensiero.

Comprendere il senso di questa condanna è molto complicato, perché frutto di pazzia e dell’irragionevolezza dell’uomo cattivo, esso trova spazio e vie di fuga, in quanto contrappone, stolti e incoscienti da una parte, la massa del 99%; dall’altra i pochi creativi in raffinato lume all’1%.

Rimane comunque e dovunque l’irragionevole attività dei tribunali con a capo quanti sfornano inopportune sentenze senza appello, decise, per acclamazione di quanti sono nati di vesti povere.

Intanto la condanna fa il suo corso, esclude i malcapitati saggi, da ogni confronto, dibattito o forma culturale che potrebbe abbassare la media delle orecchie in elevato verticale.

Tuttavia, avvolte capitare per fortuiti atti, di riuscire ad accedere al pubblico dibattito, ma subito intercettati, si è ignorati per poi essere                                       esclusi dall’aula di confronto, perché non invitati, o perché potrebbero sciogliersi le catene del fatuo pensiero, che non germogliano il grano buono, ma solo generi ignoti e confusi, i detentori di cose e principi riversi, di concetti ormai in aceto che non diverrà mai vino buono.

L’esercito dei pronti, ad escludere e tenere relegate figure in regime di compasso; arche di ignoranza che, dicono, parlano ed esprimono giudizi verso i saggi, in perenne condanna, spargendo cose che alla fin dei conti imprigionano la mente del popolo in perenne cammino, senza speranza di luce o meta.

Chi ha emanato questo anatema di esclusione, ancora non è consapevole che, gli Arbër hanno avuto, alla fine del medio evo, il condottiero lo Scanderbeg, e nel tempo del rinascimento i dodici saggi luminari o apostoli di cultura, rispettivamente qui elencati:

1) Rev. Bugliaro;

2) Bib. P. Baffi;

3) Vesc. F. Bugliari;

4) Not. G. Feriolo:

5) Vesc. Bellusci;

6) Vesc. G. Bugliari;

7) Edit. V. Torelli;

8) Ing. L. Giura;

9) Avv. R. Giura;

10) Avv. P. Scura;

11) On. F. Crispi;

12) Gri. A. Basile;

a queste eccellenze di religione cultura e arte sempre vive e irraggiungibili, va aggiunto; chi approda per cenare e trova il piatto a tavola, in tutto “il Giuda”, ma questo lo lascio aggiungere, come premio, a chi ha avuto la pazienza di leggere;

13)………………………………….

Comments (0)

(LE MASIES DELL’AGRO CALABRESE); PIETRA MILIARE DELLA PRODUZIONE ARBËR (Válë, Vérë e thë mbielëturáth e Votëvethë)

Protetto: (LE MASIES DELL’AGRO CALABRESE); PIETRA MILIARE DELLA PRODUZIONE ARBËR (Válë, Vérë e thë mbielëturáth e Votëvethë)

Posted on 29 gennaio 2023 by admin

Il contenuto è protetto da password. Per visualizzarlo inserisci di seguito la password:

Inserisci la tua password per visualizzare i commenti.

DICIASSETTE E DICIOTTO GENNAIO DEL 1977 (Dietë e shëtat e gnë, thë moi Janaritë 1977)

Protetto: DICIASSETTE E DICIOTTO GENNAIO DEL 1977 (Dietë e shëtat e gnë, thë moi Janaritë 1977)

Posted on 17 gennaio 2023 by admin

Il contenuto è protetto da password. Per visualizzarlo inserisci di seguito la password:

Inserisci la tua password per visualizzare i commenti.

PIRRRS: PIANO ILLUSORIO DI RIPRESA E RESILIENZA DELLA REGIONE STORICA

Protetto: PIRRRS: PIANO ILLUSORIO DI RIPRESA E RESILIENZA DELLA REGIONE STORICA

Posted on 12 gennaio 2023 by admin

Il contenuto è protetto da password. Per visualizzarlo inserisci di seguito la password:

Commenti disabilitati su Protetto: PIRRRS: PIANO ILLUSORIO DI RIPRESA E RESILIENZA DELLA REGIONE STORICA

GNË FILÀRË JONË (Un tema nostro)

Protetto: GNË FILÀRË JONË (Un tema nostro)

Posted on 05 gennaio 2023 by admin

Il contenuto è protetto da password. Per visualizzarlo inserisci di seguito la password:

Commenti disabilitati su Protetto: GNË FILÀRË JONË (Un tema nostro)

2023 L’ANNO DI TERMINE E DEI CINQUE SENSI

Protetto: 2023 L’ANNO DI TERMINE E DEI CINQUE SENSI

Posted on 03 gennaio 2023 by admin

Il contenuto è protetto da password. Per visualizzarlo inserisci di seguito la password:

Commenti disabilitati su Protetto: 2023 L’ANNO DI TERMINE E DEI CINQUE SENSI

IL BORGO MURATO MEDIOEVALE NON È KATUNDË O HARË ARBËR/N

Protetto: IL BORGO MURATO MEDIOEVALE NON È KATUNDË O HARË ARBËR/N

Posted on 27 novembre 2022 by admin

Il contenuto è protetto da password. Per visualizzarlo inserisci di seguito la password:

Commenti disabilitati su Protetto: IL BORGO MURATO MEDIOEVALE NON È KATUNDË O HARË ARBËR/N

LA SAGGEZZA DIPENDE DALLA FUOCO E DALLA CENERE CHE HA GENERATO RISTORO

Protetto: LA SAGGEZZA DIPENDE DALLA FUOCO E DALLA CENERE CHE HA GENERATO RISTORO

Posted on 19 novembre 2022 by admin

Il contenuto è protetto da password. Per visualizzarlo inserisci di seguito la password:

Commenti disabilitati su Protetto: LA SAGGEZZA DIPENDE DALLA FUOCO E DALLA CENERE CHE HA GENERATO RISTORO

PROSPETTIVE ARENATESI IL NOVEMBRE DE1799 E NON PIÙ MIGLIORATE

Protetto: PROSPETTIVE ARENATESI IL NOVEMBRE DE1799 E NON PIÙ MIGLIORATE

Posted on 13 novembre 2022 by admin

Il contenuto è protetto da password. Per visualizzarlo inserisci di seguito la password:

Commenti disabilitati su Protetto: PROSPETTIVE ARENATESI IL NOVEMBRE DE1799 E NON PIÙ MIGLIORATE

GJITONIA, SECONDO GLI STUDI IN STORIA-ARCHITETTURA E URBANISTICA-DI UN ARBËR

GJITONIA, SECONDO GLI STUDI IN STORIA-ARCHITETTURA E URBANISTICA-DI UN ARBËR

Posted on 02 novembre 2022 by admin

Norman DouglasNAPOLI (di Atanasio Pizzi Basile) – E’ stato detto che vi sono due versioni della storia:

  • quella ufficiale menzognera, che ci viene insegnate e largamente diffusa;
  • la storia segreta, dove giacciono le vere cause degli avvenimenti, una storia spesso vergognosa;
  • a noi studiosi il compito di rendere nota quale sia la vera storia e cosa è menzogna Arbër.

Gli elementi sono molteplici, ma il teorema, privo dei più elementari fondamenti di cose riferibili agli arbër, vorrebbe la Gjitonia, simile, uguale o equipollente al Vicinato è la più approssimata, instabile e priva di senso che sovrasta tutte le altre.

A tal proposito, si ritiene sia giunto il tempo di rimuovere, la polvere nascosta sotto il tappeto, come fanno le massaie, quando ricevono preavviso di tempo insufficiente, per preparare casa e ricevere degnamente gli ospiti.

Com’è accaduto nel 1999, quando fatta la legge per le minoranze storiche d’Italia, gli Arbër dovettero allestire in tutta fretta l’incauto teorema, copiando nei temi Olivettiani, per accedere con poco impegno, tra gli eletti della 482.

Trovandosi, i su citati operatori culturali, impreparati e per apparire, dovevano inventare almeno una cosa, caratteristica e caratterizzante la minoranza, che per una stranezza legislativa, non difende glie Arbë la storica minoranza, ma forse, quanti approdarono a Bari nell’estate del 1999, questo chiaramente non è vero, ma leggendo gli articoli di legge, di Albanese tratta.

In oltre gli storici dell’epoca ignari di ogni cosa, invece di illuminare le eccellenze Arbër/n che la storia teneva in bacheca, pronte ad essere esposte e illuminate, pensarono di legare tutto al circoscritto idiomatico, ancor oggi incompreso, la bitta, il chiodo ( Koshëda in Arbër) a cui fissare ogni cosa con:  Gjitonia e parlate mai in senso unitario, riversando tutto nell’Albanese moderno.

Certo che non era un buon biglietto da visita, vedere la legge a pieno regime e sentirsi ripetere il ritornello: “la Gjitonia come il Vicinato”, o i quartieri dei borghi Arbër.

Il dato forviante ha piegato i cultori di ieri e di oggi, a tal proposito, l’auspicio vuole che quelli di domani, abbiano nel loro scrigno culturale, elementi sufficienti a comprendere la storica differenza.

Ad iniziare da oggi a trattare le cose, come sancito anche dall’articolo nove della Costituzione Italiana, che riferisce della tutela e valorizzazione delle cose e dei beni materiali e immateriali di una ben identificato territorio o macroarea minoritaria, come utilizzava fare Olivetti con i suoi gruppi di lavoro multidisciplinari, ancora ignota a molti operatori e amministratori moderni.

Avere un numero ampio di esperti, che studiano, intrecciano dati storico, con il vissuto e i segni del territorio, in tutto, ricerche i campo Geologico, Ambientale, Sociale, della Psiche, Antropologico, Architettonico, quella che si intende come il rapporto di convivenza a lungo termine tra Uomo, Natura e le vicende di trasformazione che conducono al costruito del “tema ambientale ad opera dell’uomo”, fornirebbe le certezze sino ad oggi negate.

Per iniziare il discorso di tema è bene precisare che la gjitonia è anche insieme di gruppi familiari allargati, in evoluzione mnemonica di radice, il termine definisce gruppi molto radicati a un ben identificato territorio, che si usa definire parallelo, sempre simile, ma comunque che non gode di diritti, ne prerogative che hanno gli aventi ruolo e grado, ovvero, infatti gli unici diritti a loro affidati affidato sono la dirigenza di un ristretto ambito, per dare al luogo movimento, secondo i riti di credenza e consuetudini di confronto con il territorio.

I Katundë arbër ( paese, contrada, frazione) possono essere riassunti come una tessitura urbana identificabile nel rione romano, dal punto di vista espansivo, mentre per quanto riguarda le architetture e gli aspetti sociali attingeva della radice greca,

La differente mentalità nel modo di insediarsi rispetto agli indigeni locali, non sempre, dagli storici è stata intercettata con successo, infatti, comunemente si confonde il modello sociale di mutuo soccorso generico, “il Vicinato” con quelli dei cinque sensi e di ricerca dell’antico ceppo familiare arbër, detto “la Gjitonia”; oltremodo ritenendoli identiche, equipollenti o addirittura simili, quanto questo dato non ha alcuna fondatezza, storica, sociale e di credenza.

I Vicinato e la Gjitonia, sono due modelli sociali ben distanti e pur se coabitando ambiti mediterranei sono diametralmente opposti:

Il Vicinato, genericamente interessa la fascia mediterranea che da Est a Ovest comprende l’Abruzzo sino alla punta più a sud della Sicilia; coinvolgendo tutte le popolazioni della Grecia più ad Est, sino alla punta più estrema della penisola Iberica; unendo in questo ambito individui di radice multi locale, in cooperazione sociale genericamente sotto il controllo del “commarato del semplice mutuo soccorso”.

La Gjitonia è composta da gruppi familiari allargati, che s’insediano nelle stesse aree, secondo precise e storiche disposizioni; macchina sociale precostituita, in cui ogni elemento o gruppi di elementi assumono uno specifico ruolo, secondo capacita e forza di corpo e d’animo, i cui diritti e doveri sono finalizzati per la sostenibilità dei gjitoni, in armonia e nel pieno rispetto del territorio.

La Gjitonia non ha confini fisici in quanto trova ragione in essere in quegli spazi ideali che come cerchi concentrici partono dal fuoco domestico della regina della casa e si espandono in ogni dove si riesce a generare l’armonico sentimento dei cinque sensi condivisi.

Diversamente dai valori spaziale dell’identità Arbër che si contrappongono ai nuclei urbani degli indigeni, questi pur se apparentemente simili, mostrano una sostanziale differenza, distinguendo quanti s’insediarono in fuga dalle terre d’oltremare e chi già in quelle terre dimorava.

Per questo i Katundë arbër, denotano le vicende di un periodo medio breve di confronto e scontro, con gli indigeni locali; solo dopo aver tracciato con senso, i valori, le cose materiali e immateriali oltre il genius loci, iniziarono a edificare le prime case in muratura con senso della terra di origine e di quanto delineato dai trascorsi storici del luogo.

All’inizio forme elementari e modeste, ben disegnate e definite in cui gli elementi fondanti erano: il recinto, la casa e l’orto botanico, un micro ambito circoscritto idoneo a soddisfare le esigenze dal gruppo familiare allargato e dei suoi animali domestici, da lavoro e trasporto.

Sono gli stessi ambiti abitati dagli arbër, pur se in apparenza possono apparire simili alle trame urbane degli indigeni, specie quelli costruiti dalla fine del XV secolo alla meta del XVI, per lo sviluppo delle aree agricole del meridione.

Tuttavia nella sostanza, i Katundë in elevati e tacciati Arbër, hanno finalità ben diverse, in quanto, dovevano rispondere a esigenze consuetudinarie “parallele importate dalla terra di origine”, a est del fiume Adriatico sin dove sfocia nello Jonio.

Di estrazione Arbanon, gli Arbër sono la dinastia che proviene degli Stradioti (i soldati contadini), ancora presenti nel meridione italiano, sostenute, secondo la sola forma orale, ritmata dalla consuetudine, la metrica del canto e la religione Greco Bizantina.

Per quanto attiene agli aspetti abitativi, la minoranza Arbër si può ritenere pioniera italiana del principio di “città diffuse” o “impianti urbani Aperti”.

Questi insediandosi in questa lingua di terra multietnica, nel corso del XV, per la diaspora in corso, ripopolarono quelli che erano i resti di antichi insediamenti ormai segnati da pochi elementi in elevato oltre la chiesa, a media distanza dei più solidi Borghi amministrativi e del potere politico locale.

Si disposero in sette regioni del meridione secondo “Arche strategiche” con finalità ben programmata, realizzando così, quella che oggi è identificata come “La regione storica diffusa Arbër”, sedici macro aree, di cui fanno parte oltre cento agglomerati urbani tra paesi (Katundë in arbër) e frazioni (kushëth in arbër) tutte territorialmente distanti dalle aree paludose (Fushëth in arbër).

La caratteristica che contraddistingue gli agglomerati apparentemente disordinati, è racchiusa nella toponomastica e nell’aggregazione del modulo abitativo di base, che si articola lungo lingue di terra ben identificate secondo sistemi, prima articolati e poi in seguito lineari.

Quattro sono gli elementi toponomastici storici dei centri antichi Arbër: gli ambiti del credo, ovvero, la chiesa Greco Bizantina (Kishia); Il promontorio o luogo di osservazione (Bregu);  l’ambito circoscritto di primo insediamento Piazzetta (Sheshi); gli spazi delle attività ed espansione (Katundë).

Sono sempre quattro i toponomi ricorrenti in tutti agli odierni “centri antichi”, l’identico sistema urbanistico aperto, adottato sin anche nelle terre di origine balcaniche.

A tal proposito, l’insieme d’identificazione detta anche dei cinque sensi, ovvero gjitonia, rappresentava anche la linea oltre la quale ci si poteva contrarre matrimoni, estendendo  il perimetro diffuso, si sino a tutto il contesto territoriale dove vivevano gli arbër.

I due confini, confini, minimo e massimo sono stati in vigore sino agli inizi del secolo XVIII, quando la conseguente mutazione della “famiglia allargata”, in “urbana diffusa” e poi, in tempi più recenti parte integrata del sistema, “metropolitano/multimediale” hanno azzerato il primo confine e liberalizzato il secondo.

Questo conferma quanto citato prima, ovvero, i rapporti, meglio l’indagine dei rapporti di sangue ovvero parentela dimenticata, di quanti entrassero a far parte degli ambiti di gjitonia, che nei contratti di matrimonio escludevano le forme di unione endogene avendo come finalità solo quella esogena di appartenenza.

P:S: – «È curioso a vedere che quasi tutti gli uomini che valgono molto, hanno le maniere semplici; e che quasi sempre le maniere semplici sono prese per indizio di poco valore»

– Giacomo Leopardi-

Commenti disabilitati su GJITONIA, SECONDO GLI STUDI IN STORIA-ARCHITETTURA E URBANISTICA-DI UN ARBËR

Advertise Here
Advertise Here

NOI ARBËRESHË




ARBËRESHË E FACEBOOK




ARBËRESHË




error: Content is protected !!