Archive | agosto, 2018

-REALIZZANO POVERA EDITORIA E IGNORANO I PALCOSCENICI DA PRIMI ATTORI-

Protetto: -REALIZZANO POVERA EDITORIA E IGNORANO I PALCOSCENICI DA PRIMI ATTORI-

Posted on 28 agosto 2018 by admin

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ALLERTA GIALLO; LA REGIONE STORICA LO HA VISSUTO ANCHE IN ROSSO.

ALLERTA GIALLO; LA REGIONE STORICA LO HA VISSUTO ANCHE IN ROSSO.

Posted on 26 agosto 2018 by admin

Napoli (di Atanasio Pizzi) – A Civita, lunedì venti agosto una tragedia, ha scosso l’animo di tutta la regione storica ambientale Arbëreshë e l’Italia intera.

Sono morte dieci persone e un numero ancor maggiore è ricorso a cure mediche di emergenza vitale; la responsabilità è presumibilmente attribuibile al non aver compreso cosa il saggio del paese, seduto sulla solita panchina in piazza, ripete agli ospiti in lingua arbëreshë.

Letteralmente tradotto, enuncia quanto segue: “una volta che ha piovuto nel territorio di Civita, è il caso di addentrarsi lungo le gole del diavolo, solo dopo tre giorni di sole e senza alcun tipo di precipitazione specie verso monte”.

Una sorta di manuale orale/storico per l’uso delle gole del Raganello; così come tutti i manuali d’arbëria, giacché, fanno parte della saggezza popolare, unico codice caratterizzante i modi d’uso di regione.

Un dispiacere immane ha colpito le famiglie delle povere vittime, lasciando nello sconcerto ognuno di noi arbëreshë che conosciamo bene la storia del territorio, degli uomini, in tutto, il parallelismo ambientale vissuto dal genius loci arbëreshë dopo la diaspora.

A seguito del tragico accadimento, la danza delle responsabilità ha avuto inizio e alcuni immaginando che bastasse brandire “vessilli multimediali colorati”, avrebbe alleviato i dolori altrui e le lacrime di dolore non avrebbero solcato i dintorni di Civita; a questo punto non è prevalso neanche il buon senso antico, su quando si riferiva, dell’unicità del sito, la sua forma e persino sfoggiando sapere con manualità equatoriale.

L’atteggiamento riporta la mente ad altre tragedie di vite violentate e consuetudini interrotte, per una cattiva gestione idraulica/idrogeologica del territorio di regione arbëreshë; allo stato degli avvenimenti odierni appare a dir poco irriverente verso quanti hanno vissuto la tragedia e vivono oggi quest’ultima; la mala gestione appartiene sempre a chi e di fronte a noi, gli stessi che dovrebbero fare fatti e non inviare messaggi generici a una regione che, pur se studiata da secoli, non trova una una regola di equilibrio territoriale.

Sono proprio le persone atte a fare prevenzione che sono mancate, lievitando da non so dove dopo il triste e sconcertante avvenimento con il loro bagaglio di  saggezza.

Se si usa una scatola di colori per fare prevenzione, ad essa deve corrispondere una scala di comportamenti, unica e inscindibile, riferita ad ogni comune Italiano, generalizzare con i colori in un territorio come quello della penisola, per usare un eufemismo, potremmo associala a dei bambini dell’asilo quando giocano a disegnare il sole con il giallo, le pecore di marrone e le case con sembianze antropomorfe nere, bianche e rosse.

chi non ha fatto questo emergei  da altre dolorose vicende, per le quali si è smarrita l’affidabilità, di valutazione, attraverso i comunicati di colore e non sono riusciti a dare credibilità ai loro enunciati, ne il giorno previsto, ne in quello seguente e ne dopo oltre quindici anni dalla emanata previsione, la stessa che oggi invece di essere evitata si è tentato di annotare/annunciare.

Civita è stata segnata da un’immane tragedia, molto più profonda del solco del Raganello (alto mille metri e largo quattro a forma di mani parallele convergenti), cui lo stato e le istituzioni preposte devono dare solide risposta per i parenti delle ignari vittime.

Il fine che si deve perseguire deve mirare a strategie che non conducano a eventi di questa gravità; tuttavia nessuno si deve innalzare dal coro, per infangare nessuno o mettendo in dubbio le attività altrui  , la credibilità gli esperti di settore, o presunti tali, la devono conquista con la prevenzione con fatti concreti e materiali, non millantando valori satellitari diffusi, gli alchimisti del duemila hanno fatto il loro tempo, a questi è bene ricordare che numerosi malcapitati vivono a tutt’oggi, un’agonia che è peggiore della morte, dura da decenni e attende la redenzione dei devoti satellitari.

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UN VESCOVO PERFETTO ELIMINATO DALL’ALLORA IGNORANZA DEI CAMINONA  (Mons. Francesco Bugliari  14 Ottobre 1742 – 18 Agosto 1806)

Protetto: UN VESCOVO PERFETTO ELIMINATO DALL’ALLORA IGNORANZA DEI CAMINONA (Mons. Francesco Bugliari 14 Ottobre 1742 – 18 Agosto 1806)

Posted on 17 agosto 2018 by admin

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HAI MAI VISTO O SENTITO COSE DI QUESTO TIPO

HAI MAI VISTO O SENTITO COSE DI QUESTO TIPO

Posted on 12 agosto 2018 by admin

la-storia-secondo-la-disposizione-delle-pietre-arbereshe

NAPOLI (di Atanasio Pizzi) –  Dopo la fioritura primaverile dei tulipani, le danze del ventre e dei busti nella longobardica calabrese, la sposa a cavallo di mulo, le borse griffate associate alle stolje in terra madre, lo ignorare il significato tra Giorgio il Grande e alessandro il grande, i messali in rumeno, le sonate gjamaj-cane e la ricerca delle tipiche disposizioni circolari del vicinato arbëreshë, è stato deciso di verificare, lo stato del cono mentale e visivo nelle macroaree più vivaci.

Sono innumerevoli i cartelloni che riassumono attività di promozione della Regione storico/ambientale Arbëreshë, attraverso progetti Gjitonia” quali: manifestazioni, divulgazioni librarie mirate, iniziative di accoglienza,  canti e balli fuori da ogni regola, nomine bizzarre oltre a ogni espediente suggerito dall’ambulante di turno al mercato e nell’ora di punta.

Verificare la metrica con cui tali disposizioni sono immaginate, innalzate e prodotte, quali istinto li genera e quanti segni lasciano indelebili per un adeguato ritorno economico sul territorio, non è dato a sapersi e ne con il tempo portano migliorie economiche, di tutela, per non entrare in argomento istituzionale dei Katundi verso la prevenzione  sismica o del dissesto idrogeologico.

Visto e siccome ciò non viene considerata una priorità, con questo scritto si vuole indagare per comprendere lo stato in cui versano gli agglomerati disposti dall’alto jonio cosentino seguendo la via del Pollino, l’Appennino calabrese, sino alle montuosità che degradano verso il Tirreno, per poi ritornare sulle pendici della Sila Greca lungo la linea dell’infinito calabrese; una ricognizione, alla ricerca di elementi tangibili e intangibili dei luoghi attraversati addomesticati e costruiti sia dai laici e sia dai clericali arbëreshë.

Sicuramente produrre un evento che vuole rilanciare prodotti tipici o la cucina della Regione storico/ambientale Arbëreshë, senza prima, creare un momento di confronto e di rappresentazione, si ritiene che sia inutile o addirittura dannoso al consuetudinario di minoranza, specie se, mentre si consumano pietanze anonime si viene ammagliati dalle danze del ventre e del busto, volto all’indietro, che non fa parte del rigido disciplinare  storico.

Non certo aiuta a comprendere il senso delle nostre origini, lo strimpellare sonorità musicali che notoriamente non sono mai appartenute alla storia degli arbëreshë, a nota di ciò, corre in aiuto il noto critico musicale di Barile, che nell’ottocento a Napoli, nei locali che si disponevano lungo la cortina che oggi è la piazza municipio, faceva un grande sfoggio di questo principio canoro, confrontandosi con Gaetano Donizetti, Gioacchino Rossini e Giuseppe Verdi, che lì si recavano a confrontarsi e ascoltarlo.

Altro dato che sino ad oggi è passato inosservato, camminando lungo le Rhugë (Vicoli) e le Hudë (Strade) gli Sheshi (Piazzette) dei piccoli Katundj (che non sono Borghi) è la facilità con cui sono state violentate pendenze e gli anfratti a favore di un “veicolare dannoso”, quest’ultima scienza inesatta,, ha avuto il sopravvento anche sui famosi “sedili” che storicamente segnavano il territorio e razionalizzavano il senso di appartenenza.

Nelle ristrutturazioni generali e diffuse dei centri storici, hanno il sopravvento aperture di ogni tipo e grado, finestre, balconi, porte e ingressi veicolari, che presuppongono interruzione di un continuo murario di murature in genere realizzate con materiali di spogliatura.

Essi rappresentano i continui murari più pericolosi che l’uomo ha prodotto per una necessità, anzi oserei dire una povertà, economica e mentale, che attenaglia ancora gli stessi ambiti.

Questo dato volge verso il basso il grado di vulnerabilità sismica, ma non solo, se questo lo associamo alla sostituzione di solai in cemento armato e lamie di copertura a cui sono associate le diffusissime travi lamellari, disposte in maniera da offrire il più scenografico aggetto.

Questi elementi che interrompono il continuo murario, “bucature” (finestre, balconi, con relativi aggetti, porte e ingressi di garage), associate alle piastre rigide (solai in cemento armato o travi in ferro e laterizi), a cui coronamento sono allineati in numero rilevante le strutture delle lamie di copertura (travi lamellari) rendono le strutture murarie dell’involucro abitativo fortemente compromesso sotto l’aspetto della flessibilità o rigidità sismica, se non si corre subito ai ripari e senza entrare sin anche nei meriti degli aumenti incontrollati di volumi/quadrature, in caso di evento, naturale o indotto, gli elevati e gli orizzontamenti non saranno in grado di rispondere neanche al valore più basso consentito dalla legge in vigore in merito agli adeguamenti sismici.

In genere in maniera poco intelligente si racconta che: non sia rimasto niente e che a nessuno interessa niente della antiche consuetudini arbëreshë; per certi versi è una premonizione, ma non perche non si seguono le regole di scolarizzazione linguistica, o si insegnano alle giovani leve come e cosa indossare del costume tipico o addirittura che il ballo non è una caratteristica.

La vera ragione sta nel dato, che se si continua a violentare le Kalive, i Katochi e i Palazzi Nobiliari ed ecclesiali, con gli artefici che ho elencato prima, in caso di evento di smottamento naturale o indotto dall’uomo, come in maniera fraudolenta è già avvenuto, nella regione storica, non resterà più nulla e siccome le istituzioni tutte, non hanno alcuna consapevolezza del costruito storico, perché non vincolato, ci ritroveremmo a vivere ambiti algerini, sotto carene rovesciate, tetti piani e inclinati, rifiniti da laminate di ardesia ligure, perché i soggetti attuatori, hanno altro a cui pensare o non conoscono il territorio e la sua storia.

Tutto ciò per parlare degli elevati laici, se dovessimo aprire un discorso per quanto concerne quelli clericali, la questione diventa un labirinto da cui è difficile trovare l’uscita e sfugge da ogni regola o ragionevole controllo.

È inconfutabile che se gli arbëreshë hanno avuto un antagonista imperterrito e instancabile, in terra ritrovata, esso è identificabile nella infinita crociata romana che non ha mai smesso di logorare la corteccia del codice identitario della minoranza.

A tal proposito e bene rievocare che sbarcammo sei secoli or sono pregando in ortodosso, poi ci imposero di guardare verso Roma, ma siccome queste non erano possibile dal meridione, ad alcuni fu chiesto di guardar verso Costantinopoli pregando in latino e non in greco.

A questo punto si è cercato di dare un senso che si guardava si ad est ma pregando in arbëreshë, ora il ciclo era completato, una lingua fedele ai latini in competizione con il grecismi ortodossi; ì intanto vennero a mancare gli istruttori, allora si è deciso di chiedere ai rumeni, che non parlano arbëreshë, ma questo poco importa, tanto l’importante è scimmiottare con il D.N.A. della regione  Jonica  per ammagliare l’ortodossia più estrema.

La crociata deve continuare, tanto gli arbëreshë sono serviti per il comodo del re, per spaventare e per quello del papa, per ammagliare.

Nel frattempo il re è morto, adesso c’è il presidente che è del PD; rimane sempre il papa che continua l’inarrestabile crociata, anche se nel frattempo lo scudiero ha mutato, veste strano, si muove sui tacchi e  parla  pure strano.

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REGIONE STORICA ARBERESHE, RAFFINATA MACCHINA DEL TEMPO

Protetto: REGIONE STORICA ARBERESHE, RAFFINATA MACCHINA DEL TEMPO

Posted on 04 agosto 2018 by admin

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