NAPOLI (di Atanasio Pizzi )- La seconda Domenica del mese di Maggio la Primavera Italo Albanese, che ha luogo a Santa Sofia d’Epiro (CS), ha raggiunto la cinquantaduesima edizione.
Il singolare appuntamento senza soluzione di continuità vede fraternamente uniti gli albanofoni e le genti autoctone di Calabria.
Un appuntamento unico nel suo genere, ciò nonostante non ha avuto mai una idonea lettura storica da coloro che si ergono a stati generali della minoranza.
L’arberia a oggi rimescola continuamente le sue certezze rendendo così la malga più diluita, privandola dei solidi grumi dell’identità.
A tal proposito è opportuni chiarire che la manifestazione che ha luogo il giorno che corrisponde all’ottava di Sant’Atanasio, “LA PRIMAVERA ITALO ALBANESE”, con l’auspicio arbëreshë di: GJAKU I SHPRISHUR SU HARRUA, affonda le sue radici in una vecchia forma di rispetto che gli albanofoni, avevano nei confronti di defunti.
È risaputo che tutti i presidi albanofoni del meridione erano casali abbandonati, ripopolati dagli arbëreshë, dopo un primo periodo d’insicurezza e patimenti generalizzati essi si stabilirono in modo definitivo vivendo in gruppi e sistemi detti “di famiglia allargata”.
Chiaramente la diffidenza che caratterizzava le popolazioni albanofone fece allontanare da questi ambiti le genti autoctone che vantavano il diritto di onorare i propri avi, in quelle terre tumulati.
La giusta pretesa fu avallata dagli albanofoni, poichè fortemente rispettosi alla memoria dei defunti, concedendo per questo motivo un giorno a primavera, da definire di anno in anno.
Fu così che i glitiri poterono entrare nei perimetri gestiti dagli albanofoni e raggiungere le chiese o i luoghi dove i loro defunti erano stati messi a dimora.
La giornata rappresenta, per gli autoctoni Calabresi, il momento per onorare i defunti, mentre per gli arbëreshë l’ingresso degli ospiti nei loro presidi, rappresentava l’occasione per dedicare a loro canti e danze.
Nella giornata del ricordo era consuetudine mascherarsi e vestirsi in costume per distinguersi tra loro e nel frattempo rendere più suggestiva l’ideale unione.
La giornata di primavera è riportata in quel volume che ha dato molte certezze storiche agli arbëreshë, a Santa Sofia d’Epiro, il libro, era conservato nella biblioteca privata della famiglia Bugliari in largo Trapesa.
Ritenere che sia stato letto e interpretato dai precursori della manifestazione che oggi apelliamo come La Primavera Itali Albanese, visto che uno di loro era il custode di questo tesoro, è a dir poco banale.
Diventa molto grave invece dare alla manifestazione, non avendo alcuna formazione in merito, una valenza di altra natura o allegoria, poiche il Significato dell’antico evento è racchiuso esclusivamente nel rispetto che gli albanofoni riponevano nei confronti di defunti in senso generale.








