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IL RISORGIMENTO ITALIANO: MAZZINI, GARIBALDI E CRISPI

Posted on 19 ottobre 2025 by admin

Italia Papale

NAPOLI (di Atanasio Pizzi Architetto Basile) – Per secoli, l’Italia non fu un paese unito, ma un mosaico di stati e principati, ognuno con proprie leggi, economie e tradizioni. In questo quadro complesso, Roma e lo Stato Pontificio ebbero un ruolo centrale, non solo come centro religioso, ma come potere politico capace di influenzare l’equilibrio della penisola.

Il Papato controllava gran parte del centro Italia, dai territori del Lazio fino alle Marche e all’Umbria, formando una vera e propria “fascia di separazione” tra Nord e Sud.

Da un lato, il Nord, con Piemonte, Lombardia, Toscana e Veneto che, sviluppava industrie, ferrovie e collegamenti con l’Europa; dall’altro, il Sud rimaneva prevalentemente agricolo, sotto l’influenza dei Borbone e con un’economia più chiusa e diretta dalla spagna.

In questo senso, Roma può essere vista come l’ago della bilancia della penisola: la sua presenza centrale mantenne le due aree divise, impedendo fino all’Ottocento una reale unificazione politica e culturale.

Non fu però “inventrice” del Nord moderno o del Sud arretrato, perché, quelle differenze nacquero da processi economici, politici e sociali più ampi.

Quando, nel 1870, l’esercito italiano entrò a Roma con la Breccia di Porta Pia, questa barriera scomparve, e Roma assunse il ruolo di capitale del Regno d’Italia.

Con la sua centralità simbolica e geografica, il Papato cessava di essere un ostacolo e, l’Italia poteva finalmente aspirare a una unità territoriale e nazionale, pur lasciando aperta la sfida delle differenze tra Nord e Sud.

Il Risorgimento fu il lungo e complesso processo storico, politico e culturale che portò alla nascita dello Stato unitario italiano nel 1861.

Iniziato alla fine del Settecento e sviluppatosi lungo tutto l’Ottocento, ebbe come protagonisti patrioti, intellettuali, politici e militari che, con mezzi diversi, condivisero l’obiettivo di liberare la penisola dal dominio straniero e unire i vari stati italiani in una sola nazione.

Ancora all’inizio dell’Ottocento, l’Italia era divisa in numerosi stati, quali il Regno di Sardegna a nord-ovest, il Lombardo-Veneto controllato dagli austriaci, il Granducato di Toscana, lo Stato Pontificio e il Regno delle Due Sicilie al sud radicato nella spagna angioina.

Le idee di libertà e di indipendenza si diffusero grazie all’esperienza cispadana e a seguire di quella napoletana cui seguirono la Napoleonica e i moti liberali del 1820-21 e del 1830-31.

Questi moti, sebbene repressi, contribuirono a far nascere un sentimento nazionale sempre più forte e, Giuseppe Mazzini assunse il ruolo dell’ideologo della nazione

Uno dei protagonisti della prima fase del Risorgimento come ben noto fu proprio il Mazzini (1805–1872). Nato a Genova, fondò nel 1831 la Giovine Italia, un’organizzazione segreta che mirava a creare una repubblica democratica unita e indipendente.

Mazzini credeva nella missione provvidenziale dei popoli e nel ruolo centrale del popolo nella costruzione dello Stato.

Per diffondere le sue idee, agì attraverso la stampa, la propaganda e il sostegno ai moti insurrezionali e, nonostante molte sue rivolte fallirono, il suo pensiero influenzò profondamente le generazioni successive e alimentò il mito dell’Italia libera.

Accanto a Mazzini, emerse anche la figura di Giuseppe Garibaldi (1807–1882), in tutto l’anima rivoluzionaria e militare del Risorgimento.

Il quale dopo aver combattuto per la libertà anche in America Latina, divenne uno dei simboli della lotta nazionale e, il suo gesto più emblematico fu la Spedizione dei Mille (1860).

Seguito da un esercito di volontari, sbarcò in Sicilia, avendo ragione dell’esercito borbonico per avanzare su tutto il Regno delle Due Sicilie e, con grande spirito di sacrificio, consegnò i territori conquistati a Vittorio Emanuele II, favorendo così la proclamazione del Regno d’Italia (17 marzo 1861).

Va in oltre precisato che mentre Mazzini e Garibaldi incarnavano la spinta rivoluzionaria e popolare, Camillo Benso conte di Cavour, primo ministro del Regno di Sardegna, perseguì l’unità con mezzi diplomatici e militari tradizionali.

Alleandosi con la Francia di Napoleone III, riuscì a sconfiggere l’Austria nella Seconda guerra d’indipendenza (1859), ponendo le basi per l’unificazione.

L’incontro di Teano tra Garibaldi e Vittorio Emanuele II simboleggiò l’unione tra le due anime del Risorgimento e, dopo la proclamazione del Regno d’Italia, la costruzione di un vero Stato unitario fu lunga e complessa.

L’annessione di Roma (1870) e Venezia (1866) completò formalmente l’unificazione, ma rimanevano grandi sfide, come le differenze economiche tra Nord e Sud, analfabetismo diffuso e una limitata partecipazione politica, poiché solo una piccola parte della popolazione aveva diritto di voto.

In questa fase emerse la figura di Francesco Crispi (1818–1901), un tempo mazziniano e garibaldino, poi diventato uomo di governo.

Da presidente del Consiglio tra il 1887 e il 1891 e poi tra il 1893 e il 1896, Crispi cercò di rafforzare lo Stato italiano e di farlo riconoscere come potenza europea.

Fu promotore di riforme amministrative e di una politica nazionalista e coloniale, espandendo l’influenza italiana in Africa orientale.

Tuttavia, la sconfitta di Adua (1896) in Etiopia segnò un duro colpo al suo prestigio e lo portò alle dimissioni.

Il Risorgimento fu dunque un processo complesso e plurale, accanto agli ideali repubblicani di Mazzini, alla passione rivoluzionaria di Garibaldi e alla diplomazia di Cavour, la politica di Crispi rappresenta la fase successiva, in cui lo Stato unitario cercò di consolidarsi e affermarsi sulla scena internazionale. L’unificazione d’Italia non fu solo il risultato di battaglie e alleanze, ma anche di idee, speranze e sacrifici condivisi da molti italiani.

Infatti se Mazzini e Garibaldi furono i grandi interpreti di un sogno politico e ideale, la vera sorpresa del Risorgimento fu il popolo italiano che per molto tempo, si era pensato che la popolazione, in gran parte contadina e analfabeta, fosse lontana dalle idee di libertà e unità nazionale.

Invece, in molti momenti decisivi, furono proprio uomini e donne comuni a sostenere e rendere possibile quel sogno.

La Spedizione dei Mille ne è l’esempio più celebre e se Garibaldi partì con poco più di mille volontari, in ogni tappa del suo viaggio nel Sud si aggiunsero centinaia di persone, contadini, artigiani, giovani idealisti che vedevano in quella impresa una speranza di riscatto.

Non si trattò solo di grandi battaglie, ma anche di piccoli gesti e, il pane offerto ai volontari, i rifugi messi a disposizione, il sostegno morale e materiale ne sono la prova tangibile.

Lo stesso vale per i moti popolari che accompagnarono l’unificazione, in molte città, da Milano a Palermo, insurrezioni locali prepararono il terreno per l’arrivo delle forze liberatrici.

Anche laddove mancava una piena consapevolezza politica, il desiderio di liberarsi da domini stranieri e da governi oppressivi si trasformò in energia collettiva.

Mazzini aveva sognato un popolo protagonista, Garibaldi aveva creduto nella sua forza e, la storia diede loro ragione.

Pur in mezzo a contraddizioni e difficoltà, l’Italia non fu unita soltanto da trattati e guerre, ma anche da una volontà diffusa di cambiamento, da un sentimento comune di identità e speranza.

L’unificazione non significò che il popolo divenne subito protagonista della vita politica, infatti i diritti civili e politici restarono a lungo limitati, ma la sua presenza silenziosa e concreta fu decisiva, tuttavia senza quel consenso, senza quell’energia collettiva, i sogni dei patrioti sarebbero rimasti utopie.

Atanasi Arch. Pizzi                                                                                                              Napoli 2025-10-19

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