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OTTO MARZO; SI RICORDA LA GIORNATA DEL GOVERNO DELLE DONNE ARBËREŞË

Posted on 09 marzo 2024 by admin

Governo delle donneNAPOLI (di Atanasio Pizzi Architetto Basile) – All’interno di ogni Katundë di radice Arbëreşë, l’otto marzo rappresenta la giornata per onorare tutte le donne che hanno dato vigore e preparato nel corso dei secoli, dal primo vagito, alle prime pronunzie e attività, all’interno della Gjitonia, a generazioni poi divenute illustri.

Le stesse figure che poi sono state gioia e orgoglio di queste nonne, madri, sorelle, zie o, vicine di casa, in tutto il governo della formazione culturale prima, di ogni uomo di coltura Arbëreşë, rendendo così, questa terra, di approdo e buona accoglienza. ancor più solidale.

Al tempo che oggi corre, sono in molti a chiede, perché la storia della Regione Etnica Diffusa, Kanuniana, Accolta e Sostenuta in Arbëreshë, non abbia avuto eccellenze femminili in prima fila o, note nel corso della storia di questo popolo.

La risposta è molto semplice ed è racchiusa nell’assunzione dei ruoli, che articolava in modo semplice e chiaro questo popolo, nei meriti di ogni genere umano, che nel silenzio rumoroso del luogo dei cinque sensi, ogni figura ha assunto e indossato la sua veste, con orgoglio e, senza mai perdere il senso o la rotta del proprio ruolo.

Se gli uomini avevano il loro governo o meglio la loro piattaforma per operare e brillare, lo trovavano fuori dalla dimensione dei cinque sensi, ovvero la Gjitonia.

È il questo luogo senza confini, denominato:” Scuola o Governo delle donne Arbëreşë” composto da Nonne, Madri, Zie, Sorelle e Vicine di casa, che ogni genere nascituro, veniva allevato senza soluzione di continuità, da questa filiera femminile, che non lasciava mai solo niente e nessuno, sostenendo e rimanendo sempre vigile al fianco per sostenere o a guardare le spalle, quanti qui crescevano formati di valori irripetibili, sino a quando in grado di camminare per completare il proprio genio.

Un Arbëreşë nasce da una madre e da un padre, ma dal primo vagito, viene adottato e preparato a parlare, ragionare, comportarsi e agire con pensiero, secondo un codice linguistico, non fatto di confusione e mille parole, ma semplici e basiche pronunzie grammaticali in Arbëreşë.

Le stesse che non vanno oltre il corpo umano e le cose per sostenersi, sempre seguito dal governo delle donne, all’interno della Gjitonia e, grazie a questa scuola di vita, che ebbero modo di formarsi e abituati a pensare in lingua madre senza mai un momento di esitazione.

Chi di noi non ricorda, queste figure sempre pronte a sostenerti e non lasciati mai solo, quante volte, persa la madre, la sorella, la nonna, non si è sentiti affiancare, dieci, cento o mille nuove nonne, madri, sorelle, li pronte a dare solidarietà per sostituire la figura smarrita per, essere seguiti nei momenti più bui della vita in adolescenza.

Questo era un governo, una scuola, solidale che non costava nulla, tutti erano formati per essere buone figure, poi le vicende successive fuori da questo luogo senza confini e barriere di sorta, ti consentivano di brillare ed affermati nei campi, dove pensare, immaginare le cose Arbëreşë e, tutto diventava  terreno fertile per germogliare fiori e frutti buoni.

Gli esempi che qui potremmo rievocare sono molteplici e fondamentali, resta un dato inconfutabile: ovvero, tutte le figure Arbëreşë più eccellenti, a iniziare dall’alba dell’illuminismo, hanno visto emergere uomini illustri Arbanon, grazie a questo stato o regno locale, composto di sole donne.

E se gli Arbëreşë hanno avuto innumerevoli figure della cultura, dell’editoria, della scienza esatta, della magistratura e le eccellenze clericali, tutte queste provenivano o meglio sono il risultato di un governo condotto e diretto da una sola regina, con la sua corte fatta esclusivamente di donne Arbëreşë.

Quanti di noi non ricordano di aver appellato sorella, zia, nonna e altri sostantivi parentali, figure della Gjitonia, che poi non erano parenti, infatti quella era una forma di riconoscenza del supporto offerto dalla:” Scuola o Governo delle donne Arbëreşë”, composto in quei momenti di formazione sociale, grazie ai quali le cose della vita sono state più semplici da affrontare e superare brillantemente.

Bata citare la storia di Donica Arianiti Comneno, accolta a Napoli dopo la Dipartita del consorte Giorgio Castriota, ed è qui che per la fiducia che la regina Giovanna III aveva in lei, perché donna Arbëreşë, le affidò i suoi figli, giacché troppo impegnata ai doveri di corte, ed è così che altri pari a Napoli le diedero fiducia in tale attività di regia Gjitonia.

A tal fine si potrebbero citare numerose figure in eccellenza Arbëreşë e, ogni volta senza commettere errore rievocativo, tra le quinte della propria Gjitonia apparire, un riferimento Nonna, Madre Zia o Sorella da ringraziare.

Per cui concludendo, il giorno dell’Otto marzo per gli Arbëreşë non è solo una giornata di giubilo e di festa ma è l’inizio di una estate colma di sole e luce.

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