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UOMINI ILLUSTRI E SCIENZA ESATTA CHE SBOCCIA NEL CUORE DELLA NAPOLI ARBËR (Ciova gnë vëla me zëmer ndë Napulë)

Posted on 07 ottobre 2023 by admin

photo_2023-10-07_12-29-49NAPOLI (di Atanasio Pizzi Architetto Basile) – Dagli inizi del XIX secolo e ancora oggi, corre senza regole la teoria, secondo la quale, eccellenza della regione storica diffusa degli Arbër, sono solo quanti si esaltarono a far l’arte dello scriba a imitare, Dante, Beatrice o Boccaccio.

Ragion per la quale, il tesoro culturale, fatto di genio, costumi, credenza civile e religiosa, o partecipare attivamente a processi sociali, economici e del vivere civile, valgono meno di chi si è ostinato a voler diffondere un codice poetico superiore alla, metrica canora, immaginando che il vivere progressivamente e civilmente per tutti sia legato allo scrivere lettere, inviare cartoline o fare telegrammi per fare editoria.

Quando nel 2005 rendevo merito a Baffi, Giura, Scura, Torelli, Bugliaro, Bugliari, Crispi, riferendo che la storia degli Arbër non era degli scribi, ma delle menti che con le attività sociali, genio e onori, ottenuti valorizzando cose, uomini, processi evolutivi, nel corso delle stagioni lunghe e non col buio degli inverni corti, davanti al camino a consumare pennini e supporti di legna.

A tal proposito vorrei, in questo breve, raccontare la stori dell’ingegnere Angelo Lo passo, che ha avuto luogo tra i vicoli della Napoli, quelli che hanno fatto la storia lascia segni inconfutabili ad opera degli Arbër, indispensabile a rende migliore e più genuino territorio dove essi trovarono ambiente idoneo.

Una stoia, la sua, che inizia e si intreccia con altri illustri Arbër, tra San Giorgio a Cremano, Napoli, Castellammare e i luoghi del centro storico, qui l’eco della sua voce, con cadenza albanofona, oggi come secoli orsono sembra di tornare nelle nostre case, senza tempo, quando da diplomato  lascia il paese, per diventare ingegnere, architetto giurista, editore o critico liberale/politico, senza il bisogno di allontanarsi troppo dal cuore natio, o ricorrere ad atti di salute per marinare gli impegni presi.

L’ingegnere Angelo, appartiene alla categoria delle eccellenze che parla l’Arbër, lo usa per distinguersi e fare cose buone, non per scrivere, ma tutelare il patrimonio di genio locale, al servizio delle vernacolari arti, concertando fraternamente natura e uomo, per futuri migliori.

L’indole Arbër lo fa accogliere dalle, famiglie prime partenopee, con le quali, instaura rapporti di fraterna convivialità senza ombre o espressioni che ne possano intaccare la sua indole di uomo geniale e rispettoso delle cose altrui, natura compresa.

Il padre e la madre dal settantacinque del secolo scorso, per stare a fianco dei figli, in età di formazione universitaria, lasciano Spezzano Albanese, per recarsi a vivere a San Giorgio a Cremano, in modo che i figli possano praticare sereni la via della formazione universitaria e così, Angelo inizia i suoi corsi nel complesso Universitario di Mezzocannone 16, dove era a quei tempi la facoltà di ingegneria.

E nel mentre lui segue corsi e fa esami, l’ingegnere Cosenza, completa la nuova facoltà in Piazzale Tecchio, dove il giovane Angelo, si Laurea brillantemente e da inizio alla sua carriera.

Progetti di restauro e recupero funzionale di edifici storici, piani Paesaggistici/Regolatori, studio del territorio per destinazioni, diventano i temi di studio preferito, per arrivare a una maturazione tale da realizzare una sorta di manuale indispensabile alla valorizzare del buon progetto in esecuzione, secondo cui, non solo la valutazione di costi benefici deve essere il fine da perseguire, ma una serie di valenze che possano rendere l’edificio sostenibile dal punto di vista energetico e per la riproposizione degli elevato ai bisogni locali che esulano dal mero pensiero progettuale iniziale.

La sua carriera partenopea è esplosione di idee, segnano il progresso evolutivo del costruire e progettare con passione, mira di un bene sociale e non opera fine a se stessa.

Cose materiali dove il parlare Arbër è il mezzo per riverberare suoni antichi, di quanti saggiamente, vivono in continua evoluzione e Angelo, ha ben saputo conservare e prendere spunto dalla radice indeformabile del suo parlare Arbër.

Il suo studio è una vera e propria come casa bottega Arbër, da cui si scende nel deposito del sapere, qui un arco storico, segna lo spazio e avvicina unendo quanti lì vanno per imparare; una piccola finestra alimenta e da luce, come un tempo era il fuoco del camino.

Qui centrale la postazione di Angelo diventa e genera la fiamma del sapere, che riscalda gli animi e innescare la luce della mente, in tutto, saggi progetti, traccia sul foglio linee ed archi, esterna parole in fraterna successione e, fanno Gjitonia del progetto prossimo.

Una apparente confusione, che mi riportato indietro nel tempo, al ricordo della dimora dei miei nonni, dove la ragione e la memoria del passato, generava idee per valorizzare e sostenere tutta il buono, che un tempo è stata la mia famiglia.

Grazie Angelo, per avermi fatto rivivere quello che un tempo è stata la mia famiglia e, dove il mio cuore ha iniziato a restare vicino alle cose che contano senza preoccuparsi di contare il tempo che scorre.

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