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SETTE PASSI CON L’ARCHITETTO PARLANDO E ASCOLTANDO STORIA IN ARBËREŞË

Posted on 27 ottobre 2025 by admin

OlivetanoNAPOLI (di Atanasio Pizzi Architetto Basile) – Arrivo dell’architetto davanti al presidio di credenza del centro antico, dove due giovani, li ad osservare la chiesa, lo riconoscono e, lo salutano chiedendogli di raccontare le memorie dei suoi tempi di giovinetto, e lui avviandosi lungo le vie di quel centro tramanda il significato di quei luoghi che fanno e danno forma a un Katundë grazie ai suoi trascorsi di crescita e studio locale rafforzati da quelli comparati all’Università di Reggio Calabria e Napoli per giungere ai suoi titoli, con i quali ha divulgato un nuovo modo di ascoltare e parlare in arbëreşë.

Infatti la sua notorietà nasce perché figura tra le generazioni più vive e presenti in quel centro antico prima e, poi in convegni e difese di ufficio vittoriose, riferibili allo sviluppo nel corso della storia dei Katundë.

Inizia così un viaggio attraverso le vie, i vicoli, le chiese, le icone votive, le case, i palazzi storici, gli orti botanici e le piazze “Vallj” che non è un vagare di turisti o dei viandanti della breve e distratto camminare.

In tutto, un commino con a fianco la storia che parla, e si riverbera nei muri, le soglie di casa e i porticati che fanno la storia di ogni Katundë, citando appellativi e, figure che fanno di questo luogo di confronto e movimento solidale, che non è piramide sociale né di Borgo né di Hora.

Quindi di eco medioevale, o greca, non vi è nulla, perché qui la trama di tessitura urbana, come in altri cento e più luoghi equipollenti del meridione Italiano, conserva ancora un patto fatto tra urbanistica e architettura, entrambe rispettose della iunctura familiare, un intreccio storico fatto di continui confronti e dialogo paritetico, coinvolgendo sin anche l’agro e i suoi cunei di produzione e trasformazione.

Un momento di storia che non è tessuto con plateai e stenopoi regolari, perché qui l’arte del tessere è fatta e diretto dal vernacolare materno.

Le stesse che ancora oggi attendono di essere ascoltate, in tutto un racconto fatto di carezze, abbracci e, dei tanti “làlà e Bibillja” accolti, per essere allevati con lo stesso latte materno.

E solo quanti stanno al fianco dell’architetto e, non con altri, potranno cogliere, divulgare con garbo e senso dei parlati e degli ascolti, di una storia antica che ha unito popoli alla ricerca di un luogo migliore, grazie a quella madre sempre pronta ad accogliere nuovi figli.

Un Architetto disegna arche su colonnati solidi e, non fa punti come granelli di sabbia, che nel deserto sono in balia del vento che tira.

Non a caso gli arbëreşë sono noti come: “il modello di integrazione più solido e duraturo di tutto il mediterraneo”.

 

Architetto Atanasio Pizzi, direttore A.R.S.A.N.  (Attento Ricercatore Storico Arbëreşë Napoletano)

Napoli 2025-27-10

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