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SËN SOFIA DIJE E SOTH (30 Luglio 1899 – soth)

Posted on 25 giugno 2017 by admin

SËN SOFIA DIJE E SOTH2NAPOLI (di Atanasio Pizzi) – Sino agli anni sessanta del secolo scorso tutto ha avuto un senso crescente per il piccolo borgo albanese della Sila greca, tuttavia, per ovvie ragioni, la parabola ascensionale da più di cinque decenni procede imperterrita alla spogliazione culturale del paese più rappresentativo di tutta la Regione storica Arbëreshë.

Il 30 Luglio 1899 la sala dove si era riunita la comunità sofiota per onorare il compianto letterato Pasquale Baffi risultava essere affollatissima; parteciparono il Sindaco sig. Vincenzo Bugliari con la Giunta ed il Consiglio, il Capitano Bugliari, il Deputalo provinciale sig. Vin­cenzo Fasanella, i professori G.C. Bugliari, Becci e Pizzi e le scuole elementari maschili e femminili con il rispettivo corpo docente.

Occasione in cui nessuna delle persone illustri e di cultura che facevano parte della comunità si astenne dal partecipare.

Aprì il discorso, un illustre oratore che con frase elegante e co­lorala, inizio a discorrere della vita del Baffi: descrive commosso i supremi momenti e finì con il raccomandare ai cittadini di avere sempre un culto verso la memoria del compianto Pasquale Baffi e della cultura arbëreshë in generale, applausi prolungati accol­sero le ultime parole dell’oratore.

Sor­se poi a parlare il sig. Vincenzo Fasanella, i professori Giusep­pe Becci e G. C. Bugliari, seguirono l’esattore sig. Giuseppe Becci e il giovane Domenico Bellizzi, chiuse con tre sonetti di squisita fattura, il prof. Vincenzo Pizzi.

La cerimonia si chiuse con calorosi applausi, dopo di che il Sindaco ringra­ziò gli interventi promettendo che l’un­dici novembre prossimo, ricorrendo il centenario della decapitazione del Baffi, il Municipio darà maggiore solennità alla festa patriottica con dedicare all’illustre estinto una lapide che verrà collocata sulla facciata del Municipio.

Questo è quanto organizzava l’Amministrazione Comunale, un secolo addietro per ricordare l’unico intellettuale di tutta l’arberia, grazie al quale, la comunità sofiota assunse il ruolo di capitale della R.s.A.

L’intellettuale P. B., l’unico arbëreshë ad aver compreso il valore dell’idioma non scritto, per queste non si adoperò mai per scriverlo; lo stesso rituale che sino agli inizi degli anni sessanta con Bugliari, Capparelli e Miracco, ancora risultava essere intatto.

Negli ultimi cinque decenni tuttavia è stato deturpato a dismisura, in quanto, posto nelle disposizioni di letirë privi di ogni forma di cultura e garbo idoneo a tutelare “il rarissimo cerimoniale arbëreshë”.

La manchevolezza ha trasformato le ricorrenze, gli appuntamenti e qualsiasi sorta di occasione istituzionale, che con orgoglio si sarebbero potuti depositare negli annali della storia sofiota, in allegorie senza alcun valore.

I vigili urbani nelle manifestazioni istituzionali sono stati sempre presento e le immagini storiche confermano quanto detto; Gennaro Pizzi, poi in seguito rispettivamente, Giuseppe Marchiano, Cesare Cardamone e il figlio di quest’ultimo Francesca, non disertarono mai assieme a sindaco e assessori una manifestazione in cui il buon nome del paese doveva apparire; mai le istituzioni civili religiosi e militari, del paese si sono presentate in momenti istituzionali privi del gonfalone, la bandiera.

Le istituzioni tutte erano sempre in prima linea e seguivano gli emblemi, poi venivano appresso, le persone che credevano in quel momento di rappresentanza cittadina.

I partecipanti poteva essere tutta la popolazione, pochi o nessuno, tuttavia a mancare non erano mai e poi mai le vesti e le figure istituzionali del “ rarissimo cerimoniale arbëreshë”., co vigili urbani, bandiera italiana è gonfalone, senza di esse diventava una mera festa di carnevale, senza senso.

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