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IL MANIFESTO D’ARBERIA (Dedicato e Diretto per i Minuscoli Tiranni) Kushetë Arbëreşë jashëtë Katunëdjtë

Posted on 02 novembre 2025 by admin

L’Arberia non è di chi vuole controllarla, ma di chi la ama, la vive, la custodisce e la offre con generosità.

 

L’Arberia appartiene a chi la custodisce con rispetto non a chi la usa per sentirsi potente.

Non è terra di servi e di padroni.

 

È inaccettabile che ancora oggi ci siano persone che credono di poter controllare il mondo arbëreshë come fosse casa loro.

 

Si nascondono dietro maschere di cultura, ma il loro unico interesse è il proprio io, il controllo, l’esclusione.

 

Questi personaggi non amano l’Arberia, la usano!

 

Provano a decidere chi ha diritto di parlare, chi può creare e chi deve restare nell’ombra.

Soffocano energie, isolano chi pensa, attaccano chi non si piega.

 

Questi hanno paura del pensiero libero, del talento altrui, della bellezza che non controllano per questo dividono, isolano e d escludono.

 

Non tollerano chi pensa, chi osa parlare senza chiedere il permesso.

 

Provano a spegnere ogni luce che non provenga da loro, tolgono voce a chi ha idee, spazio a chi ha visione, dignità a chi si rifiuta di obbedire.

 

Vogliono un’Arberia silenziosa piegata e addomesticata.

 

L’Arberia è nata da un esodo di libertà, da un popolo fuggito per non chinarsi e oggi, come ieri non accetta padroni né piccoli tiranni travestiti da custodi delle tradizioni, rievocatori dei periodi bui del recente passato.

 

Mai lasciare che gli altri decidano che devi essere.

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NAPOLI (di Atanasio Pizzi architetto Basile) – Ho letto questo edito, che si presenta come un vero e proprio manifesto a sostegno della Regione Storica Diffusa Sostenuta e Custodita dagli Arbëreşë, comunemente identificata come Arberia, che nessuno conosce cosa sia e chi la abbia mai venerata.

A tal proposito ritengo penoso come questo testo, in modo profondo disponga regole, proprio verso gli arbëreşe a partire dai piccoli centri antichi, adombrando pensiero, lingua, consuetudini e, disperdendo con metodo un’eredità culturale unica.

Il manifesto su riportato mira celare o velare, tutte quelle eccellenze che, nel corso della storia, hanno reso questa terra del sud Italia, famosa, irripetibile e straordinariamente autentica.

A tal proposito si ritiene sia opportuno citare le gesta di Baffi, Bugliari, Giura, Milani, Scura e Torelli, che dalla capitale del regno, diedero agio al pensiero arbëreşë, che a partire dai propri Katundë riecheggiarono in arbëreşë pensieri e credenza che rinnovarono l’Europa intera.

Gli inviti del manifesto sono parole che lasciano senza fiato e, scuotono nel profondo l’animo di quanti da Arbëreşë partirono dal luogo natio della regione storica, per crescere, formarsi e maturare in quella saggezza necessaria a tutelare le proprie radici identificative.

Leggere oggi le motivazioni di questi anonimi “Attivisti dell’Arberia”, fanno lagrimare il cuore di chi è partito e vorrebbe parlare, per diffondere e solidarizzare la consuetudine portata qui oltre adriatico.

Risvegliando nel contempo i ricordi, i momenti e le pene vissute in solitario disagio, che lo scrivente non augura a nessuno, questo dolore affrontato per poi vedere la propria passione, il proprio rispetto, il proprio amore per le cose arbëreşë, calpestati da gesti, parole e inviti che trasudano cattiveria e ignoranza, elogiando i soliti non eletti, in restanza perenne.

Eppure, proprio in questa profonda ferita, che ha trovato agio, perché solco profondo, dove si nasconde la forza della memoria e, ogni lacrima versata per la regione storica diffusa meridionale, è un passo verso il germogliare, anche lontano dai luoghi d’origine, sostenuto e allevato dalle lacrime dolci di un Arbëreşë operoso e, finché ci sarà chi ricorda, chi canta, chi parla con verità e rispetto, l’anima del popolo arbëreşe non potrà mai essere cancellata.

Arch. Atanasio Pizzi direttore A.R.S.A.N.  (Attento Ricercatore Storico Arbëreşë Napoletano)

Napoli 2025-11-01 – Sabato

 

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