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LETTERA APERTA ALLE ISTITUZIONI DI CLABRIA E DELLA PROVINCIA DI COSENZA

Posted on 15 luglio 2013 by admin

NAPOLI ( di Atanasio Pizzi ) –

Al Presidente

Regione Calabria

On. Giuseppe Scopelliti

e.p.c.   All’Assessore alla Cultura

Regione Calabria

On. Mario Caligiuri

e.p.c.   Al Presidente

Provincia di Cosenza

On. Gerardo Mario Oliverio

e.p.c.   All’Assessore Alla Cultura

 Provincia di Cosenza

On. Maria Francesca Corigliano

 

In merito alla sua del 16 Febbraio 2012, in cui mi informava sull’attività svolta del gruppo di Governo Regionale per la valorizzazione delle minoranze etniche calabresi, la voglio informare che le competenze quando diventano prerogativa locale non seguono le linee più idonee per ottimizzare il vostro operato.

La prassi segue l’iter burocratico che il legislatore ha emanato per progetti di carattere generale o interventi di edilizia pubblica, pur essendo la pertinenza minoritaria specifica del programma, non si attua alcun protocollo per consentire che gli interventi siano realizzati per opera di tecnici miratamente qualificati.

Va altresì precisato che le ricerche svolte sul modello sub urbano della Gjitonia, l’evoluzione dei centri antichi e quelli storici arbëreshë, sono state priorità di approfondimento da parte di un numero molto ristretto di professionisti; il che fa immaginare quali direttive storiche siano utilizzate per dare logica e continuità ai contesti  sottoposti a intervento.

Il senso di questa lettera è comunque molto più ampio e non riferito solamente a questa specifica vicenda, giacché non è plausibile trattare alla stessa stregua di un normalissimo intervento pubblico, progetti in cui è prioritaria la preparazione specifica utile alla lettura di questi ambiti.

Le Amministrazioni che si sono alternate alla guida dei paesi albanofoni, negli ultimi decenni non hanno mai attuato una politica di conservazione e difesa dei modelli architettonici, questo a causa della totale assenza di analisi, ricerca e logica di sviluppo urbano dei luoghi detti etnici, nei trascorsi tra il XV e il XXI secolo.

Questa mancanza di informazioni ha rivolto gli interessi verso modelli alloctoni che non sono attribuibili alla minoranza, per questo motivo, le insule o gli ambiti architettonici in cui sono custodite le regole consuetudinarie della storia arbëreshë, non sono state rispettate idoneamente.

La conservazione e la difesa del modello sub urbano, non ha avuto ancora inizio, cosi come il reinserimento dei moduli abitativi in ambito turistico o la tutela della stessa toponomastica; questa opportunità da voi fortemente voluta doveva rappresentare la svolta di tendenza, ma purtroppo i presupposti sin ad ora resi pubblici non lasciano ben sperare.

Sono innumerevoli gli ambiti distrutti o manomessi, non per cattiva amministrazione, ma per il semplice fatto che non sono mai stati considerati storicamente fondamentali, ormai da molto tempo abbandonati al loro inesorabile destino e trasformati come territorio di semina per inaffidabili cultori, questi ultimi hanno fatto germogliare il seme delle innumerevoli leggende minoritarie.

Fino a quando gli enunciati di leggenda sono stati circoscritti entro i recinti di convegni, dibattiti e manifestazioni non hanno prodotto alcun danno materiale, ma se oggi diventassero le linee guida di un progetto di recupero, si produrrebbe un’anomalia storica urbanistica e architettonica non più ripristinabile.

Il dato è legato al fatto che non ci sono bibliografie specifiche di questi ambiti, il che porterà inevitabilmente i tecnici incaricati dei progetti esecutivi, (non voglio neanche immaginare quali riferimenti sono stati scelti a supporto dei progetti preliminari e definitivi), ad attingere informazioni dai soliti cultori locali, prassi dilagante, vera piaga del degradato patrimonio materiale e immateriale.

Se ad oggi si conservano ancora esempi di architettura minore è grazie all’incuria e all’inconsapevolezza del loro valore, ma l’opportunità offerta dalla vostra amministrazione si potrebbe rivelare pericolosa e cancellare definitivamente queste rare, preziose e insostituibili tracce.

La preghiera che vi rivolgo è un mio personale punto di vista, in altre parole, non sarebbe meglio indirizzare queste risorse, ripristinando i compromessi bilanci comunali o devolvere le risorse a favore di famiglie e soggetti disagiati?

Sicuramente più utili a rendere meno penosa la vita di tante famiglie che rimangono caparbiamente abbarbicate a questi ambiti, evitando con la loro presenza di disperdere quei pochi resti in cui ritrovarsi per sentirsi ancora un poco arbëreshë.

Sarei lieto di potervi invitare a respirare l’aria che avvolge questi luoghi ameni d’arberia, leggendo assieme a voi gli itinerari di sviluppo architettonico e urbanistico d’ambito, un campo poco noto dell’architettura moderna, perché preferito alle grandi opere del passato sicuramente più affascinanti, spettacolari e pregnanti.

Va anche ribadito che questi sono gli stessi luoghi in cui gli esuli d’Albania riuscirono a sostenere l’economia di Calabria, i precursori di ciò furono i Sanseverino di Bisignano, con fondi Ispanici, ma la forza lavoro prioritaria per innate capacità organizzative era rappresentata dalle popolazioni che si insediò in questi casali.

Oggi i paesi Albanofoni, siano quelli della destra o della sinistra del Crati, siano quelli del Pollino o della Mula, sono tutti accumunati dalla stessa tecnologia, architettura e modello urbanistico.

Luoghi minori in cui tanti illustri del Sud sono stati forgiati tra le pieghe dei ristretti vicoli secondo i canoni del modello consuetudinario albanofono divenendo per questo tra i più eccelsi luminari d’Europa.

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Protetto: LETTERA APERTA AL SINDACO DI SANTA SOFIA D’EPIRO

Posted on 10 luglio 2013 by admin

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IL SENSO DELL’APPARTENENZA

Posted on 05 luglio 2013 by admin

NAPOLI (di Atanasio Pizzi) – È un sentimento che caratterizza solamente alcuni soggetti di una determinata civiltà, l’innata indole contribuisce in maniera determinate a intuire quali siano i costumi originali evitando di incamminarsi verso oscuri sentieri.

Lo studio più idoneo generalmente è fatto esaminando non i migliori e i più suggestivi costumi, ma riconoscere quali siano i propri, degni di approfondimento e considerazione.

Ciò che non contiene e veicola modelli di appartenenza non caratterizza un popolo, una comunità o una minoranza, giacché solo gli animali sono inclini e attaccati ad imitare le cose altrui; mentre solamente quello che è proprio ed è radicato nell’ animo fa consolidare il senso dell’appartenenza.

Individuare esattamente i costumi propri, da quelli impropri, pone in piani differenti i soggetti che si possono classificare in uomini colti e barbarici.

L’analisi ideale progredisce comparando, la conoscenza delle caratteristiche morali, politiche, consuetudinarie sino a giungere alle forme dell’arte strettamente correlate con gli avvenimenti storici, sono questi gli oggetti di studio indispensabili, che contribuiscono a produrre un itinerario compiuto e privo di insane aberrazioni.

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INAUGURAZIONE DEL CONVENTO WINE SPACE – STRUTTURA POLIEDRICO PER LA VALORIZZAZIONE, DELLA CULTURA, DEL TERRITORIO E DEL VINO “AGLIANICO”.

Posted on 03 luglio 2013 by admin

BARILE (di Lorenzo Zolfo) – Tra design, architettura ed enogastronomia, nasce a Barile uno spazio per valorizzare e promuovere il patrimonio vitivinicolo e culturale del Vulture e della Basilicata: il Convento Wine Space.Il prossimo 5 luglio si terrà l’evento inaugurale a partire dalle ore 18.00 con la presentazione del progetto alla stampa, e con l’apertura al pubblico a partire dalle ore 19.00. In programma un concerto con Simona Rizzi (nasce a Manduria, cantante solista. A Roma studia presso l’Università della Musica con Claudia Arvati e Cinzia Spata.Ha al suo attivo numerose partecipazioni, come vocalist,  in varie formazioni funk, soul e blues (Divastation, Vai mo’, Alchimia, Adika Pongo, etc.); corista, per registrazioni in studio di programmi televisivi e radiofonici e vocalist, per vari artisti italiani (Mietta, F.Califano,etc.) e stranieri (Norma Jean Wright e Lucy Martin di ”The Chic”). E’, inoltre, vocalist nel progetto inedito “OMP” della cantante e compositrice Carolina Brandes. Entra, nel 2003, a far parte del quartetto vocale “Vocintransito” con cui pubblica, nel 2007, il CD omonimo, ricevendo i premi: “Jubilee Gospel Festival Music Award” e “Voceania”.)  & Mr Grant (Emidio Cutolo alle tastiere, Antonio Cutolo alla chitarra, Sal Genovese al basso e Gegè De Filippis alla batteria) e l’inaugurazione della mostra di Maria Luisa Ricciuti, che sarà possibile visitare fino al 31 luglio. Un luogo unico per bellezza architettonica e design, un autentico “tempio del gusto” per promuovere l’enogastronomia e la cultura intesa nel suo significato più nobile e ampio. “Si tratta di un progetto Aglianica Wine Festival-riferisce il presidente Donato Rondinella- che giunge dopo quindici anni di attività improntati alla valorizzazione del patrimonio vitivinicolo del Vulture e della Basilicata. Aglianica Wine festival rappresenta una tappa importante dell’enoturismo italiano. A questo evento negli anni si sono affiancati altri progetti di successo come Degustarte, Vite e Cantine Aperte, attività come educational, press tour, laboratori di degustazione, ricerche, pubblicazioni. Il progetto Convento Wine Space si colloca lungo questa direttrice”. Ospitato nel settecentesco Convento di Barile, si configura come contenitore di grande respiro, flessibile e funzionale per la promozione di Aglianico, cultura del vino e territori. La sua ampia superficie di circa 600 mq è attrezzata per ospitare ogni genere di evento. E’ suddivisa in 5 aree collegate fra loro – Wine shop, Wine bar, Wine event, Wine art e Wine school – che si sviluppano intorno al suggestivo chiostro. La struttura ospiterà eventi, convegni, serate a tema, presentazione di libri, corsi di cucina ed enogastronomia regionale, incontri mensili con grandi chef e wine makers e degustazioni. Le iniziative avranno sempre come filo conduttore l’informazione e l’amplificazione delle peculiarità del territorio. I programmi degli eventi verranno presentati con cadenza stagionale. Lo straordinario spazio espositivo del convento, ampio e luminoso, potrà ospitare eventi tematici e mostre che saranno presentate e promosse a livello nazionale.

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EsTetica: “Paesaggi, ritratti e astrattismo”

Posted on 02 luglio 2013 by admin

CALITRI (di Francesco Roselli) – Dal 28 luglio all’11 agosto 2013, a Calitri, è nuovamente di scena la giovane arte meridionale con la collettiva d’arte “EsTetica: paesaggi, ritratti e astrattismo”. L’evento artistico biennale, curato da Francesco e Davide Roselli in collaborazione con la Pro loco Calitri e il Forum dei Giovani, patrocinato dal Comune di Calitri e dalla Provincia di Avellino, è giunto alla sua quinta edizione e si svolgerà anche quest’anno presso il complesso del “Borgo castello”, situato sulla collina dove un tempo sorgeva il castello, crollato e non più ricostruito dopo il sisma del 1694. Al suo posto si formò un vivace quartiere popolare, abitato fino all’autunno del 1980, quando l’ennesimo terremoto, più rovinoso dei precedenti, distrusse la parte più alta di Calitri.

L’entusiasmo nel promuovere la cultura e il territorio attraverso questa collettiva coinvolge anche l’imprenditoria locale, che ripone sempre maggior fiducia nel progetto “EsTetica, ulteriore vetrina per alcune eccellenze dell’Irpinia orientale. Questa edizione vede come partner principale un birrificio artigianale di Monteverde (Av), la cui birra è un prodotto della filiera agricola irpina.

Altre belle realtà dell’Irpinia saranno sponsor dell’iniziativa, che presenta una serie di eventi nel periodo espositivo.

Previste più di cinquanta opere di ventisei artisti provenienti da varie regioni dell’Italia meridionale quali Campania, Puglia, Basilicata, Sicilia, Calabria e da quest’anno anche il Lazio.

Espongono gli artisti: Francesco Roselli (Calitri – Av), Davide Roselli (Calitri – Av), Giuseppe Amoroso De Respinis (S.Angelo dei Lombardi), Stinglius Carcal (Potenza), Lucia Grasso (Ariano Irpino – Av), Monica Marzio (Ischia – Na), Mariarita Manna (Lacedonia – Av), Isidoro Di Luna (Eboli – Sa), Rosa Piccolo (Brusciano – Na), Itzel Cosentino (Civitella San Paolo – Rm), Costantino Gatti (Biccari – Fg), Daniele Bongiovanni (Cianciana – Ag), Grazia Salierno (Adelfia – Ba), Valentina Guerra (Napoli), Dina Scelzo (Marsiconuovo – Pz), Grazia Famiglietti (Frigento – Av), Chiara Fassari (Acireale – Ct), Emanuela Calabrese (Fiano Romano – Rm), Annachiara Musella (San Calogero – VV), Carmelina Di Prizio (Torella de’ Lombardi – Av),

Stelvio Gambardella (Napoli), Domenico De Rubeis (Solofra – Av), Cosimo Ancora (Sava – Ta),

Rosalinda Spanò (Riesi – CL), Martina Codispoti (Satriano – Cz), Giorgia Riccio (Ariano Irpino – Av).

Il progetto artistico “EsTetica” si pone come prima finalità la promozione del territorio dell’Alta Irpinia, e di riflesso l’intero territorio circostante attraverso l’arte in alcune delle sue forme. Visitando la mostra si avrà l’opportunità di esplorare, accompagnati da una guida, l’area del Borgo castello, inoltre, saranno disponibili tante brochure informative riguardanti Calitri e i centri abitati d’Irpinia e della vicina Lucania per fornire una chiara panoramica delle bellezze di questa terra compresa tra l’Adriatico e il Tirreno.

Si vuole offrire l’opportunità ad artisti dell’Italia meridionale di esporre le proprie opere in una vetrina affascinante come il complesso del Borgo castello e far conoscere la propria arte a Calitri e nei comuni di Alta Irpinia e Lucania. Al termine della mostra sarà pubblicato un catalogo a colori contenente le opere esposte, le foto della collettiva e i commenti dei visitatori.

Il titolo “EsTetica”, coniato dal dott. Gerardo Pistillo, è composto di tre significati principali, “Es” come forza pulsionale, latente e propulsiva della terra irpina, ”Est” come Irpinia dell’Est, denominata Irpinia d’Oriente, “Etica” come impegno verso i giovani talenti. Si tratta di un’idea che può essere racchiusa nella locuzione latina “Genius Loci”, dove s’intende individuare l’intreccio di numerose variabili: pedagogiche, sociali, antropologiche, geografiche e architettoniche, linguistiche e folkloristiche che caratterizzano un ambiente, una città, un territorio. Un termine quindi trasversale, che in questo caso si pone quale matrice di ricerca delle caratteristiche proprie del territorio irpino e delle sue modalità d’esistenza.

Il programma prevede:

– giovedì 1° agosto, alle ore 19,30, degustazione di birra artigianale irpina, presentata dal mastro birraio Marco Maietta del birrificio Alter Ego di Atripalda (Av) in abbinamento a prodotti tipici di Calitri.

– Domenica 4 agosto, alle ore 20,30, cineforum artistico con proiezione del film “Modigliani, i colori dell’anima”.

– sabato 10 agosto, alle ore 21,30, intrattenimento musicale a cura di un giovane gruppo di Calitri.

– Domenica 11 agosto, giorno del finissage, alle ore 19,30, in abbinamento a prodotti tipici calitrani, degustazione di birra artigianale irpina, presentata dal produttore Vito Pagnotta, del birrificio SerroCroce di Monteverde (Av).

INFORMAZIONI SULL’EVENTO

Complesso Borgo Castello – Calitri (Avellino)    Inaugurazione: domenica 28 luglio 2013 – ore 18:30

Orari (lun-ven):  19,00 – 23,00     (sab-dom): 11,00 – 13,00 e 18,00 – 23,00

Ingresso libero

Tel. 0827-34351    0827-38058

prolococalitri@virgilio.it   www.prolococalitri.it

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PROGETTO “NOVECENTO”. FONTANA SKANDERBEG. MUSEO ALL’APERTO DELLA CIVILTA’CONTADINA.

Posted on 01 luglio 2013 by admin

MASCHITO (di Lorenzo Zolfo) – Nei giorni scorsi, nell’ambito del  Progetto “Novecento”,  la Fontana Skanderbeg è stata trasformata in una Aia. Nonostante la partita Brasile-Italia, tanta gente ha partecipato a questo evento promosso dall’indefesso Michele Sciarillo, un emigrante che ritornato definitivamente a Maschito, ha deciso di rianimarlo con eventi arbereshe significativi. Una manifestazione che ha promosso antichi mestieri e la valorizzazione di alcuni piatti tipici arbereshe.In bella mostra utensili di una volta, tra questi l’aratro in legno (Suglion) ed il “Dirimone”, attrezzo agricolo che serviva per la pulizia del grano di Elia Cuviello, che nel centro del paese, custodisce in una cantina, altri attrezzi antichi, il suo desiderio è quello di creare un museo della civiltà contadina.Altri attrezzi in evidenza:  la macchina del grano di Tommaso Caglia. Giovanni Carlone, appassionato per la lavorazione in pietra, ha messo in mostra alcuni suoi lavori, bassorilievi con ricami in architrave. Antonio Bochicchio, dedito alla pastorizia, ha creato un piccolo gregge di pecore. Si è dato risalto anche alla cucina  contadina, preparata dalle massaie Teresa Manuto, Rosa Daraia e Maria Telesca con la lavorazione della pasta fatta in casa( hanno sostenuto: “ la pasta fatta in casa è più saporita rispetto a quella comprata, che viene prodotta da macchinari. Il segreto è la semola di grano duro che mantiene la pasta più resistente ed intatta”), assaggio di fagioli con la cotenna, peperoni cruschi, pettole,  e  preparazione di mozzarelle in seduta stante da parte di Rocco Caraffa dei Sapori Lucani di Filiano. Anche un gruppo di giovanissimi:Gabriella,Francesco,Roberta,Esmeralda e Domenico hanno voluto essere presenti per conoscere il passato dei propri antenati: “siamo curiosi di vedere all’opera massaie e contadini che dimostrano come si prepara la cucina di una volta e come si utilizzavano attrezzi di una volta. Conoscendo il passato si può meglio costruire  il futuro”. Presente anche il Sindaco, Antonio Mastrodonato: “un evento importante per i giovani e soprattutto un amarcord per gli anziani. Maschito ha bisogno di queste iniziative per arricchire il bagaglio della propria cultura arbereshe”. Michele Sciarillo, organizzatore, ha aggiunto: “è una rievocazione di antiche tradizioni. L’obiettivo è stato quello di rievocare quanto i nostri avi realizzavano nel loro quotidiano. Dalle numerose persone presenti, l’evento si può dire riuscito, grazie al contributo delle massaie e dei proprietari degli attrezzi agricoli”. Un intrattenimento musicale ad opera di Pasquale Cella di Muro lucano e Donato Albano di Forenza,all’organetto con il contributo di Nino Giuralarocca al tamburello, ha allietato la serata con balli arbereshe.

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CALABRIA, ARBERIA E AMERICA: TRE CULTURE A CONFRONTO.

Posted on 27 giugno 2013 by admin

SAN DEMETRIO CORONE (di Adriano Mazziotti) – Sono tornati a S. Demetrio Corone, puntuali come ogni anno dal 1990, gli studenti della University of Rhode Island per frequentare corsi di lingua, letteratura italiana, di cinema, film e  anche  cicli di seminari e conferenze, offerti dal programma del De Rada ItalianInstitute, gestito dal Centro Studi Deradiani. Il sodalizio culturale che  da tredici anni consente a centinaia di studenti di visitare la nostra regione e molto spesso di ricongiungersi ai loro parenti calabresi. Grazie al Centro deradiano, il piccolo centro calabro-albanese, è sede

L’arrivo dei diciannove giovani statunitensi  nel centro italo-albanese  e i corsi estivi di cultura italiana si devono alla iniziativa del professore sandemetrese Michelangelo La Luna, docente di lingua e letteratura italiana alla Università di Rhode Island, fondatore e direttore del De Rada ItalianInstitute e del Centro Internazionale di Studi Deradiani.Un calabro-albanese che negli Usa, da oltre venti anni, lavora sodo, facendosi apprezzare dalle autorità accademiche dove ha prestato servizio.Gli studenti statunitensi,  giorno dopo giorno,  prendono familiarità con la gente del posto, apprezzandone il forte senso di ospitalità, il calore umano, l’affabilità, la bontà della cucina.Nella visita al complesso del Sant’Adriano i giovani Usa hanno dimostrato grande attenzione per i tesori d’arte custoditi nella chiesa omonima e interesse per la storia degli italo-albanesi.

Tra le novità dello stage estivo di quest’anno vi sono la sceneggiatura del nuovo film sui rapporti Usa e la Calabria e la ricerca sulle tradizioni gastronomiche calabro-arbereshe. E il 2 luglio, per la prima volta a S. Demetrio C., arriva la scrittrice Dacia Maraini, ospite del De Rada ItalianInstitute. La nota poetessa e saggista toscana, amica di vecchia data del prof. La Luna, lo scorso marzo nella Università di Rhode Island, ha tenuto una serie di interventi sulla storia delle scrittrici italiane, sulle ragioni per cui lei stessa scrive e sulla festa della donna.

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BARILE 24 GIUGNO, FESTA DI SAN GIOVANNI. SI RINNOVA .IL RITO ARBERESHE DEL BATTESIMO DELLE BAMBOLE.

Posted on 20 giugno 2013 by admin

BARILE (di Lorenzo Zolfo) – Ritorna, secondo l’antica tradizione , la cerimonia laica del “battesimo delle bambole” (Puplet e Shenjanjet) nella festività  di San Giovanni Battista. Per iniziativa dell’Associazione Intercultura  presieduta dall’Insegnante Giovina Paternoster con la collaborazione del coreografo Robert Lani (un albanese trapiantato a Barile da oltre 20 anni e ben integrato nel tessuto sociale, fino al punto da costituire una scuola di ballo che promuove anche canti in arbereshe) e di numerose famiglie e giovanissimi in costume tipico arbereshe.Bambini ed adulti  lunedì 24 giugno alle ore 18, nel piazzale della stazione si esibiranno in questa cerimonia laica. E’ una antica tradizione arbereshe che si festeggia il giorno di San Giovanni Battista. Le bambine  tra i sette e gli undici anni, accompagnate dalle loro madri si recano allegramente presso il piazzale della stazione di Barile.Le bambine formano delle coppie, vicino ad una rampa di scale in pietra. In ogni coppia vi è una con una bambola confezionata appositamente per questa circostanza. Sono bambole ottenute avvolgendo delle fasce e pannolini per neonato attorno al manico di un grosso mestolo di ferro o di alluminio.
La testa ha la calotta sferica riempita di stracci e avvolta da un panno bianco con il viso dipinto sulla parte convessa. Cuffiette di lana, camiciole, magliettine, bavaglini e sacchetti porta infante completano l’abbigliamento delle bambole. A turno le bambine madri depongono a terra, con gran cura, come se si trattasse di neonati in carne ed ossa, le bambole-figlio collocandole subito sotto il primo gradino della scala di pietra e saltano per tre volte ogni volta pronunciando, cantilenandola, la seguente formula: Pupa de San Giuanni Battizzami sti pann Sti pann sono battezzate. Tutte cummari sime chiamate. Il rito finisce in questo modo:la pupattola viene presa e baciata, quindi la comare bacia la bambina- madre consegnandole la figlia. Dopo la cerimonia tutti festeggiano mangiando dei biscottini.

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RICORDATO A MILANO CON UNA MOSTRA FOTOGRAFICA IL CHIRURGO FOTOGRAFO A. RAFFAELE CIRIELLO

Posted on 12 giugno 2013 by admin

GINESTRA (di Lorenzo Zolfo) – Per ricordare Raffaele Ciriello, fotoreporter ucciso nel 2002 a Ramallah in Palestina,originario di Ginestra, la Provincia di Milano propone nel Foyer di Spazio Oberdan la mostra “I bambini e la guerra. Cartoline dall’inferno”, a cura di Paola Navilli (moglie di A.Raffaele Ciriello) e Elisabetta Ponzone, che documenta la sua particolare attenzione nei confronti dei bambini, i civili più inermi che incontrava sui fronti di guerra. Nell’assurda ferocia di tutti i conflitti che ha documentato, Ciriello ha sempre cercato nei volti e negli sguardi dei più piccoli il dramma, ma anche l’umanità. Scatto dopo scatto, reportage dopo reportage, i civili e soprattutto i bambini diventano non più solo “anonimi effetti collaterali dei conflitti”, ma protagonisti e speranza di un mondo possibile. La mostra propone immagini scattate in Somalia nel 1992/93; in Pakistan, Afghanistan e  Bosnia nel 1995/96; in Rwanda nel 1996; nel Sahara Occidentale e in Kosovo nel 1998; in Eritrea, Cecenia e Iran nel 1999; in Libano e in Sierra Leone nel 2000; in Palestina nel 2002. “Non so se è vero che i fotografi possano a volte fissare ciò che altrimenti gli altri non riuscirebbero a vedere. Ma ogni volta che leggo di un giornalista o di un fotografo caduti vittime di una granata, o di una pallottola vagante, o di qualunque altra cosa, ritorno alle fotografie che ho scattato, e guardo le persone che ne sono protagoniste. Quando i miei occhi incontrano i loro, mi sembra di capire tutto.” (Raffaele Ciriello, 1998). Raffaele Ciriello (Venosa 1959 – Ramallah 2002), nato in Basilicata, ma milanese di adozione, era un chirurgo plastico convertito alla fotografia ( da adolescente a Ginestra girava sempre con una macchina fotografica per immortalare volti di bambini, sguardi di anziani, processioni e scene di vita quotidiana). Nel 1993 la Somalia devastata da guerra e siccità gli offre la prima occasione d’avvicinarsi al fotoreportage di attualità: documenta la tragedia e ritrae gli inviati della Rai Ilaria Alpi e Miran Hrovatin poco prima della barbara uccisione. Nel 1998 è uno dei primi fotografi a comprendere la rivoluzione d’internet e a trasferire tutto il suo lavoro su “Postcards from Hell – Cartoline dall’Inferno” il sito web che da quel momento raccoglierà tutte le immagini e le riflessioni di viaggio. I suoi reportage in Rwanda, Sierra Leone, ex-Jugoslavia, Albania, Kosovo, Iran, Cecenia e Afghanistan trovano spazio sui maggiori giornali di tutto il mondo, dal Corriere della Sera al New York Times. Viaggia più volte con Maria Grazia Cutuli, l’inviata del Corriere della Sera assassinata in Afghanistan. Nel 2002 decide di tornare in Palestina per raccontare la Seconda Intifada. Il 13 marzo a Ramallah mentre si sporge per riprendere un carro armato israeliano viene falciato da una raffica di mitraglia. Muore a 42 anni filmando la propria uccisione.All’inaugurazione della mostra, interverranno l’on. Guido Podestà, Presidente della Provincia di Milano, e Novo Umberto Maerna, Vice Presidente e Assessore alla Cultura: “La Provincia di Milano, ospitando la mostra ‘I Bambini e la Guerra. Cartoline dall’Inferno’, intende denunciare gli orrori delle guerre che, purtroppo, ancora oggi insanguinano il mondo. Immagini crude e drammatiche che i fotoreporter di guerra hanno realizzato pagando, spesso, il prezzo più alto, lasciando la propria vita sul campo. Auspichiamo che questa mostra possa contribuire alla crescita di una società e di una coscienza sociale che eviti e liberi le future generazioni da ogni tipo di guerra”.

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Protetto: KÙSH SHET CAGLIVAT, CATOKIET E SHPIAT ARBËRESHËVET NËNG KA KRYE!

Posted on 10 giugno 2013 by admin

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