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UN MANUALE PER RECUPERO DELL’IDENTITÀ EDILIZIA ARBËRESHË

Posted on 14 aprile 2012 by admin

NAPOLI (di Atanasio Pizzi) – I continui inviti alla definizione di un manuale per le linee guida utili alla conservazione del costruito storico delle comunità arbëreshë, in questi ultimi dieci anni, sono stati vani e molto probabilmente percepiti come fastidiosi suoni dagli organi preposti.

Eppure, un manuale del recupero, sarebbe stato il supporto utile a integrare e valorizzare gli stessi progetti, quelli cadenzati, che allo stato per quanto attiene la salvaguardia delle pertinenze Arbëreshe non hanno contribuito certamente a consolidarla.

Aver avuto l’opportunità di produrre in questi anni uno strumento urbanistico che trattasse in maniera molto specifica le tipologie edilizie, avrebbe garantito almeno una certezza.

Linee guida predefinite, cui essere assoggettati, potrebbero velocizzare i canali della burocrazia per la messa in atto dei progetti di intervento.

Gli elementi tipici dell’architettura minoritaria, simili a quelle di tutto il meridione, hanno modellato le quinte dei centri con segni ed episodi legati saldamente alla loro economia.

Conservare i soggetti tecnologici e riproporli nelle loro linee di inviluppo, così come indica la carta del restauro, è un impegno che gli amministratori delle comunità dovrebbero avere come prioritario nei loro programmi di governo.

Lo scopo non è quello di imporre, ma semplicemente di aiutare il professionista attraverso una banca dati documentaria, ma anche come supporto indispensabile alla progettazione di quelle mutazioni che dobbiamo necessariamente imporre al vecchio, se vogliamo che esso sia adatto ad ospitarci, una analisi storica che siano le solide fondamenta del progetto.

La riscoperta delle antiche tecniche costruttive diviene un fattore essenziale per poter ridefinire l’equilibrio strutturale e compositivo di una struttura degradata e che diventi nello stesso tempo personalizzata e riconoscibile all’interno del contesto dai simili tratti .

Non è più ammissibile che all’interno dei devastati centri storici vi possano essere linee di intervento  generalizzate che non garantiscono il rispetto dell’identità arbëreshë e non solo.

Diversamente dai piani urbanistici che adottano i comuni in modo generalizzato e in cui si indicano le opere o gli interventi che non si devono o si possono realizzare, bisognerebbe produrre il modello più rapido ed innovativo in cui si indicano le linee guida da seguire, per un più rapido canale burocratico-attuativo.

Solamente in questo modo si possono valorizzare quelle nicchie, in cui hanno ragione di esistere gli elementi tipicamente autoctoni, offrendo come contro partita un canale privilegiato per l’attuazione del progetto, oltre alla possibilità di realizzare aumenti di quadratura e ottenere sgravi fiscali dall’ amministrazione locale.

A comprova di questo è sufficiente menzionare l’esperienza di un piccolo paese industriale del nord, dove operazioni indirizzate in questo senso hanno ridato il suo originario aspetto a un vecchio quartiere che stava per essere aggredito dalle facili mediocrità progettuali.

Il risultato ultimo di tutto questo è, ovviamente, la conservazione di momenti storici che rendono solidi valori comuni in cui potersi riconoscere,  elementi tecno­-morfologico caratterizzanti la precisa cultura costruttiva.

Il manuale è concepito come un vero e proprio strumento di salvaguardia della memoria edificatoria dei comuni Arbëreshë, anello indispensabile per ristabilire la continuità tra passato, presente e futuro.

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