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IL DICIANNOVE DI MARZO PER GLI ARBËREŞ, È IL GIORNO PER CONOSCERE IL NUOVO SOLE (Motj Satë ndëromj)

Posted on 19 marzo 2024 by admin

Chiesa CodraNAPOLI (di Atanasio Pizzi Arch. Basile) – Le stagioni all’interno della Regione storica Diffusa degli Arbëreşë scandiscono le attività terrene secondo un legame inscindibile tra uomo, natura e credenza.

Un macro cosmo, dove i protagonisti erano e restano a tutt’oggi l’uomo, i luoghi addomesticati e la variabile naturale, quest’ultima ritenuta dalla credenza popolare a servizio dalle divinità.

Queste ultime, nel periodo della semina erano chiamate in causa attraverso manifestazioni che valorizzavano il buono, rappresentato o raffigurato dalla religione e il male era ritenuto pagano, avevano così inizio manifestazioni ben oltre i limiti del buon senso o del semplice raffigurato.

Tuttavia, a scandire lo scorrere del tempo nelle attività delle genti operose arbëreshë sono “l’inverno” (Dimër) e “l’estate” (Verà); le uniche e sole “due stagioni” a cui si legano tutte le attività terrene.

E anche Aristotele nei suoi trattati riferiti degli uomini; prediligeva, in quanto Greco, quanti vivevano negli ambiti collinari, in quanto strategicamente idonee per la formazione degli uomini; e i detti luoghi forgiavano e rendeva più propensi alle attività produttive oltre alle arti.

La stagione che iniziava il 19 marzo e terminava il 30 novembre, climaticamente la più soleggiata e, per questo consentiva la migliore crescita produttiva, sociale e artistica, diversamente, dagli anarchici delle zone di mare e gli associali delle aree montane.

Lo stesso calendario con i dodici mesi, qui in seguito, riportato in arbëreshë, racchiude questo teorema, in altre parole non è altro che l’espressione condivisa di due tappe temporali: la prima trova la rinascita dalla luce e il sole; la seconda il buio la notte, per consentire il riposo della natura e isolare gli omini.

Per gli Arbëreshë questi valori o tracce le ritroviamo attraverso le attività Kanuniane ligie alla socializzazione, alla produzione e il passaggio di testimone, per le nuove generazioni.

Senza mai distrarsi evitando di fare guai continuati con i giovani, ai quali se da una parte gli si dava fiducia per onorare luoghi e cose di una determinata famiglia, ma poi subito rimuovere e armarli di zappa per rassodare campi, in questa lunga stagione di rinnovamento, se non si dimostravano saggi nelle attività e le cose che eventualmente richiedevano il buonsenso atteso, nell’inverno trascorso e nelle stagioni di pena profusa.

E anche in questo caso, l’estate e l’inverno avevano un loro significato preciso, sia come pena trascorsa al buio della luce del camino in casa e come termine per la stagione della libertà, il sole che illumina ogni cosa fatta ed esposta.

L’estate e l’inverno, rispettivamente iniziano e terminano: il 19 di Marzo, il giorno di San Giuseppe; il 30 Novembre giorno di Sant’Andrea, due momenti largamente condivisi, vera e propria credenza popolare, in cui le allegorie all’interno della regione storica diffusa, si ripetono identicamente in ogni dove, con riti propiziatori in cui il pagano, quello che offrirà il sottosuolo (gli Inferi), si armonizza con il cielo (il Divino) per rendere vivibile la vita degli uomini sulla terra (il Purgatorio).

Gennaio – Jamari – Mese dedicato a Ianus (Giano), Dio bifronte, che segnava simbolicamente il passaggio dal vecchio al nuovo anno; Ianuain latino significa “porta”.

Febbraio – Fjovari – deriva da februa “purificazione”, il mese in cui si praticano le attività per la purificazione dei campi prima della semina.

Marzo – Marsi o Shën Sepa – Mese dedicato a Marte, dio della guerra o il mese dell’Equinozio di Primavera cade generalmente, alla fine della seconda decade di marzo e, a tal proposito è bene citare un antico detto: (S. Giuseppe il -19 marzo porta il candeliere in cielo perché sarà sole per illuminare l’estate.

Aprile – Prilj – dall’etrusco Apru, Afrodite dea greca e prima ancora, fenicia: essa rappresenta la dea della forza vitale, sotterranea, che induce le gemme a fiorire.

Maggio – Maji – il mese di Maia, dea della fertilità, era in questo mese che nell’antichità si praticavano i rituali mirati alla fertilità dei campi e si apponevano amuleti per allontanare il malefico.

Giugno – Querishtua o Curishtua – il mese dedicato alla dea Iuno, cioè Giunone; tuttavia è anche il mese delle ciliegie (quèrshi) e dalla mietitura (Cuermi), tagliare accorciare, raccogliere il grano.

Luglio – Lionarj – Dedicato a Gaius Iulius Caesar, Giulio Cesare,

Agosto – Gushti – Dedicato a Gaius Iulius Caesar Octavianus Augustus, l’imperatore Ottaviano Augusto.

Settembre – Vjesgt – Settimo mese dell’antico calendario di Romolo che vedeva settembre come settimo mese da marzo, e per alcune culture la numerazione si dilunga sino al dodicesimo mese dell’anno; tuttavia in questo mese cade l’Equinozio di Autunno (22 o 23 Settembre) nel quale il Sole sorge esattamente a Est . Va in oltre ricordato che: “San Michele -29 settembre- porta il candeliere dal cielo, per illuminare l’inverno degli uomini”.

Ottobre – Shën Mitri o Vreshët – ottavo mese dell’antico calendario di Romolo, gli arbëreshë attribuiscono a questo mese anche significati consuetudinari/religiosi legati alla raccolta delle uve, da qui Shën Mitri o Vreshët.

Novembre – Shën Mërtini o Vereth – nono mese dell’antico calendario di Romolo gli arbëreshë attribuiscono a questo mese anche significati religiosi e legati alla maturazione del vino da qui Shën Mërtini o Vereth.

Va in oltre ricordato che: “Sant’Andrea -30 Novembre – porta il candeliere dal cielo, per illuminare l’inverno degli uomini”.

Dicembre – Shen Ndreu – decimo mese dell’antico calendario di Romolo esso rappresenta anche la fine del Solstizio d’Inverno che cade il 21 o il 22 Dicembre.

In questi tre mesi ultimi mesi il Sole nel cielo è stato sempre più basso ed il suo percorso sarà sempre più breve.

Napoli, 2024-03-19 dove il tempo scorre non per tutti indifferente

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