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FOLKLORE E IL SUO SIGNIFICATO.

Posted on 31 luglio 2013 by admin

Napoli ( di Atanasio Pizzi) – Il termine Folklore è usato da molti per indicare esclusivamente quelle rievocazioni recenti (spesso arbitrarie) di antiche feste cittadine in cui fanno sfoggio gruppi che cantano e danzano.

I programmi  si basano su testi poetici e musicali elaborati da maestri che li istruiscono secondo gusti che si affidano alla preparazione storica e critica di una diffusa insufficiente valutazione della importanza del Folklore.

Il termine comparve la prima volta il 22 agosto 1846 unendo due parole antiquate e di origine sassone: folk= popolo, e Zore=sapere, che letteralmente tradotto vuol dire, sapere del popolo, e rappresentano l’insieme delle cognizioni e forme di vita tradizionale proprie delle classi popolari.

In Italia per un certo periodo fu usato dagli studiosi il termine demo­psicologia, sostituito poi con demologia: ma il termine che ormai si è imposto e a cui si deve un patrimonio inestimabile di valori pratici, etici, estetici, è quello di Tradizioni popolari.

Attività spirituale delle collettività, la quale crea, conserva, tramanda e rinnova la vita sociale e culturale oltre alle tradizioni che si dimostrano utili e congeniali alle collettività stesse, mentre elimina quelle che non si riconoscono come proprie.

Affinchè essa si realizzi occorre che un costume, una credenza, un canto, un proverbio, siano accolti e diventino la regolai di un numero più o meno grande di individui, si conservino nel tempo per una durata più o meno lunga e si diffondano nello spazio o area che talvolta si estende a regione storica.

Altro elemento è il tono psicologico di semplicità, di primitività che agevola l’assimilazione da parte delle classi popolari.

Il termine è assimilabile non ad una regione geografica, bensì a quella storica, che avvicina usi che risiedono nella cerchia delle classi popolari minori estese, basti pensare agli usi natalizi, nuziali e funebri, alle principali feste dell’anno o anche alle superstizioni, ai proverbi e così via degli arbereshe d’Italia.

Quanto al contenuto del Folklore e delle sue manifestazioni, rimangono tuttora valide, favole, racconti, leggende,  proverbi, motti, canti,  melodie, enigmi, indovinelli, spettacoli, feste, usi, costumi, riti, cerimonie, pratiche, credenze, superstizioni, tutto un mondo palese ed occulto di realtà e di immaginazione che si muo­ve e si agita, sorride, geme a chi sa accostarvisi e comprenderlo.

La scoperta del mondo popolare ebbe la sua prima divulgazione in Italia, a interessi artistici e letterari, attraverso le figure, scene di vita rustica o anche di Folklore cittadino già dal Cinquecento.

L’attenzione di pittori e incisori che ne fecero soggetto dei loro quadri e delle loro calcografie, in seguito vennero gli interessi scientifici di questa materia, con piena coscienza del suo valore documentario e culturale, si afferma con l’interesse napoleonico (1809-1811), per tutto il Regno centro-meridionale, su dialetti, costumi e l’indole delle popolazioni.

I documenti di questa inchiesta, offrono già un quadro ampio, preciso e prezioso, del Folklore italiano nei primi dell’Ottocento e permettono, tra l’altro, di confrontare le tradizioni popolari di allora con quelle di oggi.

Anche le fogge di vestire fu­rono documentate con il Leopardi che compose a soli 17 anni, oltre ai numerosi riflessi di vita po­polare che si trovano in tutta la sua opera poetica e letteraria.

I primi a raccogliere i nostri canti popolari furono i romantici tedeschi, a cominciare dal Goethe, ma ben presto la partecipazione dei nostri letterati alla discussione e alla raccol­ta dei materiali, si andò affermando, specie per quanto riguarda la poesia popolare pubblica Atanasio Basetti nel 1824.

La raccolta e la valorizzazione della poesia popolare fu una delle componenti di prim’ordine per la formazione dello spirito nazionale durante il nostro Risorgimento e la migliore sintesi che il nostro Romanticismo seppe esprimere in questo campo.

Questa purtroppo è un’altra storia, che i precursori odierni del folklore minoritario forse ignorano, giacché, attratti da inutili stereotipi.

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