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UNO STUDIO MULTIDISCIPLINARE ESEGUITO A RIDOSSO DEGLI ANNI CINQUANTA

Posted on 18 novembre 2017 by admin

SAMSUNG CAMERA PICTURES NAPOLI (di Atanasio Pizzi) – Il testo che vi apprestate a leggere, per renderlo tipicamente Arbëreshë basta sostituire “Gjitonia” alla parola “Vicinato”, a questo punto avrete titolo per essere antropologi o addirittura storici; che si parli, poi,  di altre persone, altri ambiti e altre culture o il prodotto di analisi sia il frutto di indagini eseguite per emergenze abitative che si riteneva terminare nel primo dopo guerra è poca cosa; tanto il traguardo che si vuole perseguire nel caso degli studiosi del nuovo millennio è di fornire  elementi utili  per entrare trionfalmente  e con titolo nei benefici della legge 482 del 1999.

Questa è la prova, che gli studi delle pertinenze della Regione storica Arbëreshë , sino ad oggi sono state cavalcate da guerrieri senza lode ne cavallo,  rubando la scena ai legittimi protagonisti  d’ambito, che conservano imperterriti  le caratteristiche di minoranza.

La trattazione qui riportata è il codice errato da cui letterati e ogni sorta di cultore ha copiato ripetutamente e senza riguardo ciò che non è il tangibile e l’intangibile Arbër.

Il Vicinato

“‘Vicinato’ è chiamato ai (…..) quel gruppo di famiglie le cui case sono disposte in modo da affacciare su una delimitata area comune.

I vicinati più facilmente riconoscibili sono quelli costituiti da abitazioni affacciantisi sui cortili a pozzo o sui recinti.

Dei vicinati si sono però costituiti anche lungo le strade diritte, del resto assai rare ai (…..)”. Questa la descrizione in termini fisici e spaziali fatta da (…..); ad essa segue e si lega la descrizione in termini sociali: “funzioni principali del vicinato erano quelle di associazione, di mutuo aiuto (…) o di controllo sociale.

La vita familiare era in stretta relazione con la vita del vicinato, l’integrazione vicinato-famiglia aveva notevole importanza, soprattutto per la donna… ”.

Il vicinato assume un “valore quasi istituzionale” e la sua insorgenza, dovuta alla densità abitativa, riveste una “funzione psico-sociale, di solidarietà morale e materiale, di controllo, di influenza per la formazione di atteggiamenti e la modificazione di opinioni”.

In tal modo il vicinato, “mezzo di trasmissione della cultura e quindi di educazione sociale” ha “un indiscutibile vantaggio di precedenza sulla scuola”.

E’ importante rilevare come il vicinato ha una sua “fisionomia precisa” dal punto di vista topografico, dato dal “gruppo di case disposte intorno ad una piazzetta o cortile nel quale si svolge quasi in comune gran parte della vita dei bimbi, delle donne e, in misura minore, degli uomini”.

Tutto ciò “ha messo in luce una grande carica di tensioni negative tra le famiglie dei vicinati studiati, e pochissima coesione nel gruppo”; pertanto, benché esistano ancora prodotti positivi frutto di questo vivere in comune, “è raro il caso” di una famiglia che, “pensando all’eventualità di cambiare abitazione, mostri il desiderio di avere ancora i vicini che ha attualmente”.

Oggi quasi tutti i ragazzi vanno a scuola, molte famiglie hanno la radio, giornali ed opuscoli circolano ovunque, ed al cinema si va con una certa frequenza: sarebbe assurdo pensare che il vicinato potesse (sic) serbare intatta la sua funzione. Nuove forme di vita si vanno inserendo rapidamente sul vecchio sistema di valori, il che è inevitabile e certamente benefico per molti aspetti, ma ha creato un forte squilibrio tra vecchia e nuova generazione”. Nonostante queste valutazioni, chiare e poco opinabili, “forse uno dei mezzi per ricostituire più solidamente ed in un’atmosfera rinnovata e democratica la vecchia trama sociale del mondo contadino è quello di non lasciar naufragare il vicinato, di valorizzarlo e potenziarlo invece come gruppo sociale per meglio agire attraverso esso”.

Questo scrivevano alla fine degli anno quaranta del secolo scorso, sociologi e antropologi incaricati di analizzare i problemi abitativi del dopoguerra e portare la classe operaia verso orizzonti che ad oggi non sono stati ancora raggiunti.

Il progetto per modalità di esecuzione e finalizzazione assomiglia alla vicenda che oggi vive una piccola parte dell’arbëria moderna.

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