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REGIONE STORICA DIFFUSA ARBËREŞË INNALZATA, ABITATA E OGGI VISSUTA SENZA RADICI (Iunctura anomala di Vallje, Gjitonia, Rioni, Vestizione, Parlate e Processioni)

Posted on 02 gennaio 2024 by admin

36384154-albero-con-radici-isolateNapoli (di Atanasio Pizzi Arch. Basile) – Se ad oggi volessimo trarre la somma di quanto prodotto, allestito, cucinato, pubblicato, articolato e contorto, per la tutela delle cose storiche Arbëreşë, si potrebbe ipotizzare la quota massima di uno zero assoluto, se si escludono i nuovi episodi qui diffusi.

Dopo aver viaggiato verso Occidente sino al 2010, poi indagato tutti i cento e nove paesi, che compongono la regione storica diffusa degli Arbëreşë e, in fine attraverso, i paesi dell’Est, tutti gli stati europei, dove resistono più di quanto fanno gli Arbanon, altre minoranze meglio istruite dal basso e, non si comprendono le tangenziali attività dipartimenti, i delegati per tutelare le radici.

Questi pur avendo il compito di indagare comprendere, comparare e leggere il territorio, per rendere chiari gli eventi con protagonisti luoghi, cose e uomini, danno adito a sbalorditive e inesistenti leggende, a cui urge rispondere con forza per evitarne la malevola diffusione della vergona raccolta in funzione dei secoli di semina adnati persi.

Qualche dubbio sorgeva già nel corso del 2003, quando a un giovinetto che frequentava le scuole medie, rispondeva alla domanda: come andava a scuola l’apprendimento dello skip, diffusosi grazie alle risorse della 482/99 a tutela della “Lingua Albanese”.

In giovinetto affermò: io esco dall’aula e gioco a pallone, o gioco ad asso pigliatutto, perché quelli; i professori, non so cosa vogliano e dicano, ma non parlano certamente come mia nonna a casa, quando stiamo davanti al camino.

Sicuramente una risposta sconcertante, per l’età del giovane apprendista minoritario, sottoposto alla gogna di tutela attraverso l’indigena Lingua Albanese.

E tale affermazione, fatta da uno scolaretto, abbisognava di un percorso a ritroso per comprendere cosa fosse avvenuto di anomalo, per giungere a insegnare l’Albanese moderno, nelle scuole dell’obbligo Italiane sotto la giurisdizione linguistica Arbëreşë, per meglio dire, indicare la vecchia via e distrarsi ad osservare il giullare colorato che passa danzando.

Altri episodi a dir poco blasfemi furono: le manifestazioni in memoria della Gjitonia; la violenza scalfita nei quadrangolari murari toponomastici bilingue, le leggende legate al costume da sposa, di cui si divulgavano i primati e nessun contenuto; un processo di studio innescato nelle rime apparizioni pubbliche del 2004 ma da un decennio in prova inventata.

Torna alla mente la memoria di Temistocle, il quale diceva, al piccolo Atanasio: parla bene la lingua Sofiota, perché se sbagli nel pronunciarla, adesso che cresci e giochi in piazza o vai in giro da giovinetto, ti scambiano per estraneo e ti portano a San Demetrio, perché bambino disperso.

Oggi questo avviso per bambini ha finito con il portare adulti a Tirana, dove non si perla certo l’Arbëreşë e i risultati sono a dir poco disarmanti, visto le cose che si elevano, si dicono, si promuovono e si valorizzano, per il parlare strano, e non come parlava ballava e cantava lo zio Celestino, quando faceva innamorare sposi e spose.

Ormai si parla e si raccontano cose che prese una ad una vorrebbero che la minoranza Arbëreşë è Indiana Apache con le capanne attorno al campetto per danzare, non si ha misura di cosa sia la Gjitonia, lo Sheşi, il Costume e gli apparati di decoro, questi ultimi in specie, sono esposti con minori, a dir poco, da perseguire penalmente.

Sono stati realizzati musei  mono tematici cosi come le biblioteche, cose secondo le quali,  la memoria degli Albanofoni che vive si rigenera da oltre sei secoli qui in Italia, fosse opera di uno scrittore, o del campanile più alto costruito vicino alla casa del cultore di turno.

Valgano da esempio gli innaturali sostantivi per riconoscere o attestare il tipo di vestizione comune quali: Festa, Mezza Festa (????); Lutto e Mezzo Lutto (?????), che non trova coerenza, forma o applicazione in nessuna delle società dell’antichità, in quanto inimmaginabile applicativo sociale.

Non esiste struttura pubblica, dove si espongono l’intero o completo grappolo del genio, per il quale gli Arbanon erano ben accolti in ogni luogo,  non per l’esecutiva di lingua o scrittura, quest’ultima, è bene che si sappia, tutelata solo da Pasquale Baffi e poi più nessuno. 

Si ode che alcuni paesi di origine Arbëreşë, non hanno costume, perché in Italia vennero da soldati tutti uomini; questa è una via di fuga culturale estrema, che lascia il tempo che trova, infatti gli esuli della diaspora Arbanon erano gruppi familiari compatti e, non avrebbero mai lasciato la famiglia in balia dei turcofoni educatori.

Ragion per la quale, se non si è in grado di studiare capire e comprendere le cose della storia, perché le istituzioni finiscono addirittura di festeggiare con malevole lapidi in memoria e magari al suono do fanfare prime, le quali, perché musici ignorano cose, terminando tutto in banchetti, balli e giullari ubriachi che indicano vie sbagliate.

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