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“LA SALITA DALLA SAPIENZA” (discorso – XIX° – Approssimazione per Saggezza).

Posted on 24 settembre 2019 by admin

discorso - XIX° - Approssimazione per SaggezzaNAPOLI (di Atanasio Pizzi) –  La frase Carmina non dant panem, tradotta letteralmente, significa “le poesie non danno pane”, identico concetto viene espresso con l’enunciato: Litterae non dant panem (“le lettere non danno pane”).

Entrambe, evidenziano la difficoltà di trovare spazio economico per quanti si dedicano a professioni artistiche o, in senso più ampio, intellettuale secondo un progetto.

I due enunciati avvantaggiano quanti privi di formazione, escludendo chi invece lo sono, sin anche dai trappèsi delle mense arcivescovili che dovrebbero accogliere tutti.

La premessa vuole evidenziare la metrica di poesie e lettere, per intercettate le fondamenta che hanno consentito di addentrarsi nella ricerca, della storia del costruito arbëreshë, senza margine di errore.

Con il discorso si vuole porre l’accento sulla semina con cui è stata studiata la minoranza arbëreshë, scientemente ignorando il GENIUS LOCI, nonostante, la storia sin dai tempi dei romani, con Servio, ricordava che “ nessun luogo è senza un genio ” (nullus locus sine genio).

Tutto ciò è avvenuto senza riguardi, lasciando al libero arbitrio oratori /cultori per una volontà politica che ancora al giorno d’oggi non ha preso consapevolezza di quanto sia stato disperso.

Lo stato di fatto ha visto impoverire di giorno in giorno la platea, allevata spregiudicatamente, senza formazione, riferendo anomale nozioni frammentariamente riportate e prive dei minimali supporti di ricerca d’analisi per una giusta continuità storica.

Il fenomeno ha radici antiche, esse s’insinua tra le infinite pieghe delle piccole rhùga, ignorandone il significato e la mitigazione eolica e solare, che fornisce la linfa per la crescita e il progredire della “Regioe storica Arbëreshë”.

La minoranza, non avendo avuto esigenza di una forma scritta e tutta la storiografia che conta lo conferma, si è sempre sostenuta alla sola forma orale, gli addetti hanno commesso due errori:

il primo realizzare una improbabile forma sciatta;

la seconda ignorare i luoghi vissuti e costruiti, i contenitori fisici da oltre cinque secoli, della consuetudinario avanzare.

Un errore storico realizzato con metodiche a dir poco bizzarre, se si considera il fatto che lo studio è stato allestito affidandosi e avendo come riferimento improbabili allestimenti mono dipartimenti.

In definitiva non si è composta una commissione di studio sulla minoranza, per poi riferire i themi,  come si è proceduto per altri fenomeni culturali e dai quali si poteva trarre vantaggio.

Analizzando come esempi, il modus operandi attuato da A. Olivetti, per la lettura e i comportamenti sociali degli abitanti, che ancora dopo la seconda guerra mondiale in pieno sviluppo economico, viveva regolarmente negli ambiti dell’architettura estrattiva dei Sassi di Matera come qui di seguito elencato;

  • Thema sull’ambiente geografico e geologico;
  • Thema del genio locale;
  • Thema etnologico;
  • Thema demografico;
  • Thema psicologico;
  • Thema economico;
  • Thema della struttura urbana;
  • Thema religioso;
  • Thema sociale;

Solo in seguito e alla luce di questi aspetti di studio radicate nel territorio, si sarebbe dovuto procedere, senza sminuire il valore del noto modello d’integrazione, tra i più solidi, del mediterraneo.

Tuttavia e nonostante ciò, tanti, anzi direi troppi addetti, privi di frammenti di “lettere e poesia” sciupano senza soluzione di continuità il patrimonio “linguistico, la  metrica del canto e la consuetudine” del trittico sociale più solido del vecchio continente.

É inutile abbarbicarsi dietro la favola del rotacismo, secondo cui tutto si modifica e muta nel tempo ogni cosa, perché questo non è vero!!!! La storia si ripete; ragione per la quale, come può trovare conferma, l’enunciato, se sono violati gli ingredienti di luogo, di cose e di elementi?

La storia delle popolazioni Arbanon, mi riferisco a quelle genti che vissero le terre ai tempi dei themati, nelle regioni identificate come: Epirus Nova e Epirus Vetus, un periodo cotanto esteso, che abbraccia una parentesi di oltre 1519 anni e non si possono riassume nelle mere capitolazioni o nella lettura di catasti o di singoli addetti che nella storia hanno saputo esporre rapporti mirati; meri episodi che non sono in grado di fornire alcuna continuità storica all’indagine esplorativa.

Mi riferisco agli Shirò, Peta, Geronimo, Sartori, Redotà e tanti altri che come loro vanno letti interpretati, circoscritti e collocati nell’ambiente secondo temi culturali per i quali vissero e divulgarono episodi locali.

Lo steso Giorgio Kastriota, osannato da arbëreshë e albanesi, come Scanderbeg è un errore storico storico di rilievo se si rievoca l’alias attribuitogli dai turchi, l’unico a rendersi conto fu Giovanni da Fiore nel libro secondo, della Calabria Illustrata, dove lo annota come Giorgio Kastriota, volgarmente denominato Scanderbeg.

Non si può essere esperti della storia solo perché ti capita tra le mani un’apprezzo che altri ti traducono e pubblicano o ti capita per caso una vecchia immagine e credi di sapere di arte sartoriale.

Lo storico è una persona saggia, che sa leggere per discernere le cose buone dalle libere interpretazioni.

Le dissertazioni di favore, hanno origine dalla storia dei romani, che per la loro indole di primeggiare, furono maestri a diffondere notizie false, per lasciare segni indelebili; le note che poi gli storici “ quelli veri” hanno saputo discernere da quelle false, ciò tuttavia, il seme era stato impiantato e da allora sia per volontà, sia per ignoranza, ha germogliato le dissertazioni che oggi leggiamo, e che superano  la verità.

Tracciare un percorso dritto e senza, parallelismi convergenti è difficile, perché non basta recarsi nell’Archivio di Napoli a raccattare documenti o recarvi nelle biblioteche a richiedere fotocopie, queste poi vanno ordinate lette e confrontate, non nel chiuso del proprio sapere, ma con esperti del settore e confrontati con le memorie della storia, ancora vive sul territorio, secondo cui “La saggezza non si riceve in dono da nessuno, bisogna scoprirla da sé dopo un percorso che nessuno può fare per noi, né può risparmiarci, perché è un modo di vedere le cose.”

 

 

P.S.

Se vi recate veramente nel Grande Archivio di Napoli, nella sala di accoglienza posta a piano terra entrando a mano destra in fondo, c’è il manifesto del progetto, il plastico e alcuni elaborati grafici esposti, abbiate la compiacenza di leggere chi sono i progettisti e da oggi in poi, prima di indicarlo come paradiso del sapere siate consapevoli che; le persone comuni gli archivi li frequentano, gli altri, li fanno.

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